Yoga e Religione

yoga e religione

Nel mese di dicembre sono stata a Mauritius con tutta la mia famiglia. Ho approfittato di questo viaggio meraviglioso, durante il quale abbiamo vissuto con una famiglia del posto, per visitare i numerosi templi induisti e tamil. Ho notato con grande piacere che sull’isola convivono armoniosamente diverse comunità religiose (prevalentemente cattolici, induisti, tamil e musulmani). Inoltre in tutti i luoghi di culto i visitatori vengono accolti con grande calore e gentilezza.

Passando davanti alla moschea di Rose Hill mi sono fermata a fotografare un cartello che dice “Benvenuti ai nostri fratelli non musulmani”. Vedendomi, un signore che stava davanti alla porta mi si è avvicinato e abbiamo iniziato a discutere. Gli ho detto quanto fosse piacevole vedere la convivenza pacifica tra le varie religioni presenti sull’isola. Lui mi ha risposto che il popolo di Mauritius si sente prima di tutto mauriziano, e solo in un secondo momento si identifica nel proprio credo religioso. Si sentono innanzitutto fratelli, pur professando fedi diverse.

LEGGI ANCHE: Mauritius e la religione: un esempio di tolleranza

Prima di congedarmi mi ha regalato una copia del Corano, che ho iniziato a leggere durante il viaggio di ritorno. Sono ancora agli inizi ma devo dire che somiglia molto di più alla Bibbia di quanto immaginassi. E con mia grande sorpresa (scusate l’ignoranza) ho scoperto che il testo sacro cita non solo la Bibbia stessa, ma anche Gesù e Maria, che è considerata dai musulmani un esempio da seguire.

Dopo aver studiato il cristianesimo (al quale sono stata educata), l’induismo (al quale mi sono avvicinata durante lo studio delle origini dello yoga) e il buddismo (chi non ha avuto la sua “fase buddista”?) mi avvicino ad un’altra grande religione e quello che ogni volta mi salta all’occhio non sono le differenze, ma i punti comuni tra le varie religioni. Come è possibile – mi chiedo – azzuffarsi su dettagli come nomi e rituali quando in fondo il messaggio di ciascuna è sempre lo stesso?

Mentre penso a queste cose mi viene in mente la catechista che, lo scorso anno, ha detto ai miei figli: «Dovete scegliere: yoga o catechismo»: E  non – ovviamente – perché le due attività si svolgessero contemporaneamente ma perché le riteneva incompatibili. C’è chi si spinge persino oltre definendo lo yoga una pratica blasfema, se non addirittura satanica.

Eppure il messaggio dello yoga è – ancora una volta – lo stesso che accomuna tutte le grandi religioni: non violenza, onestà, purezza (interiore ed esteriore), equanimità verso tutte le creature, eccetera.

Certo, le origini dello yoga sono fittamente intrecciate con l’induismo ma non è necessario essere (o diventare) induisti per praticarlo e per godere dei benefici – fisici e mentali – di questa disciplina, che può essere tranquillamente approcciata senza alcuna connotazione religiosa. Oppure, come la vedo io, come il punto d’unione (e il termine “yoga” significa appunto “unione“) tra tutte le religioni.

Si può praticare lo yoga e continuare a professare tranquillamente la propria fede. Si può praticare lo yoga anche se non si è affatto credenti. Lo yoga non richiede l’adesione ad una particolare ideologia religiosa. Richiede semplicemente di attenersi ad un codice morale che supera “il credo, il Paese, la realtà e il tempo”. Le discipline sociali e le discipline individuali imposte allo yogi non sono in contrasto con i dettami di nessuna religione. Sono anzi il fondamento di ciascuna di esse.

«Non è che il cristiano debba farsi buddhista o induista né che l’indù debba divenire musulmano o cristiano, ma ognuno deve vivere la propria religione nella sua profondità; quella profondità umana nella quale si incontrano tutte le religioni, le culture e le nazioni» Perché «Se uno non ha trovato Dio dentro di sé, non lo troverà mai altrove»

(Arnaud Desjardins)

Potrete praticare lo yoga come semplice esercizio fisico, traendone grandi benefici. Potete praticarlo per calmare la mente e migliorare la vostra capacità di concentrazione. Oppure potete integrarlo alla vostra ricerca spirituale restando cristiani, induisti, buddisti, musulmani o ciò che vorrete. Certo, può anche succedere che la vostra ricerca vi porti ad abbracciare una fede diversa da quella che vi è stata insegnata da bambini. In questo caso sarete liberissimi di scegliere la strada da seguire, ma nessun insegnante di yoga onesto cercherà mai (né apertamente, né in maniera indiretta) di spingervi a convertirvi.

Dopo aver iniziato a praticare l’hatha yoga come esercizio fisico, J. M. Déchanet, monaco benedettino, yogi e autore del libro “Yoga per i cristiani“, racconta di essersi ritrovato con «Un corpo più flessibile e maggiormente disposto a servire il prossimo. Un corpo felice di non essere più d’ostacolo al percorso dell’anima». Déchanet racconta come la pratica quotidiana possa portare al “possesso quasi perfetto di noi stessi” (quello che Tara Michaël definisce “il perfetto controllo del nostro veicolo psicofisico“). In tali condizioni sarà molto più semplice condurre una vita pura, sotto tutti gli aspetti.