Yoga, Depressione e Pranayama

claudia porta yoga

Mi sono avvicinata allo yoga durante un periodo difficile, nel quale stavo attraversando una brutta depressione, e proprio grazie alla pratica ho iniziato a vedere “la luce in fondo al tunnel”. Poi quel tunnel l’ho dovuto percorrere, con grande fatica e con l’aiuto di un professionista. Ma ce l’ho fatta.

Da allora lo yoga è entrato a far parte della mia vita. Da allora vado predicando i benefici di questa disciplina online, offline, ovunque mi capiti. Ho deciso di insegnarlo ai miei figli e sono convinta che se tutti i bambini lo imparassero a scuola (come già accade in Canada, ad esempio) il mondo, nelle prossime generazioni, sarebbe migliore. Con “Giochiamo allo yoga” ho provato a gettare un sassolino, per iniziare a sensibilizzare i più piccini. Perché, crescendo, sappiano che lo yoga esiste, una tra le tante vie per la conoscenza e la realizzazione di sé.

Questo libricino mi ha dato enormi soddisfazioni perché è piaciuto ai bambini. Mi emoziono ogni volta che mi mandate le foto dei vostri figli mentre praticano. O quando mi raccontate che vi inseguono per casa con il mio libro in mano ripetendo “Yoga! Yoga!”.  Anche nei vari saloni del libro incontro genitori e insegnanti desiderosi di accompagnare i bambini in questo percorso.

Un percorso accessibile a tutti, senza limiti di età o di condizioni fisiche. Non lasciatevi impressionare dalle immagini di yogi che eseguono asana degne di un contorsionista. Non è questo l’obiettivo. Ciascuno pratica al suo livello e secondo le proprie capacità. E per tutti il risultato è una migliore qualità di vita.

Tutta questa ramanzina per arrivare a darvi qualche consiglio pratico. Ovviamente quello che leggete in rete o sui vari libri non può sostituire la pratica insieme ad un insegnante. Ma se vi trovate in un momento difficile e non potete recarvi ad un corso, potete iniziare con qualche esercizio di respirazione (Pranayama) e con il saluto al sole.

La respirazione a narici alternate (Nadi Shodhana) aiuta a “ripulire” i canali attraverso i quali circola l’energia liberando il corpo e la mente da tutto ciò che li appesantisce. Bastano cinque minuti al giorno per cominciare, per arrivare poi almeno a dieci.

Come fare:

Posate il dito indice e il medio alla radice del naso. Chiudete gli occhi. Con con l’anulare (se usate la mano destra) o con il pollice (se usate la sinistra), chiudete la narice sinistra. Espirate profondamente, poi inspirate dalla narice destra. Chiudetela con l’anulare, trattenendo il respiro per un paio di secondi. Sollevando l’altro dito (anulare per i destri, pollice per i mancini), aprite la narice sinistra ed espirate. A polmoni vuoti, fermate il respiro per un paio di secondi, poi inspirate nuovamente dalla stessa narice.

Continuate inspirando sempre dalla narice dalla quale avete espirato, per poi espirare nuovamente dall’altro lato. Trattenete il respiro per qualche secondo tra inspirazione ed espirazione.

Quando sarete completamente a vostro agio con questa pratica, potrete iniziare a controllare il respiro: inspirate contando fino a quattro, trattenete contando fino sedici, espirate contando nuovamente fino a otto. Mantenendo invariati i tempi di inspirazione ed espirazione, potrete aumentare gradualmente il ritmo (nel corso delle settimane e dei mesi): 8 – 32 – 16, poi 12 – 36 – 20, e così via.

Fermare il respiro è il primo passo verso l’immobilità della mente. Quegli istanti in cui rimanete in apnea saranno, una volta padroneggiati con scioltezza, momenti di pace assoluta.