Yoga e Altruismo

Quando, dopo oltre dieci anni di pratica, ho iniziato la formazione per insegnanti di yoga, è stato un percorso fatto di alti e bassi. Alcuni testi che mi sembravano incomprensibili, ripresi qualche mese dopo assumevano improvvisamente un significato profondo.

yoga

Altri invece mi hanno messa profondamente in crisi.

Nelle Yoga Tattva Upaniṣad, ad esempio, mi sono “scontrata” con il seguente passaggio:

[Lo yogi] per tenere segreti i suoi poteri, agirà in questo mondo come se fosse un uomo ordinario, se non addirittura uno stolto o un sordomuto.

I neofiti, infatti, fanno un gran numero di domande e se l’adepto volesse rispondere a tutti perderebbe di vista il suo obiettivo, che è quello di progredire sulla via dello Yoga senza preoccuparsi del mondo.

Ignorare le richieste dei neofiti? Progredire sulla via dello yoga senza preoccuparsi del mondo? Questo era esattamente il contrario di ciò che desideravo fare. Il fatto stesso che io frequentassi una formazione per insegnanti di yoga derivava dalla mia volontà di condividere le mie conoscenze ed esperienze.

Ho passato parecchio tempo ad interrogarmi su questo punto, chiedendomi se lo yoga fosse davvero la via che cercavo.

Ho trovato la risposta mentre parlavo ad una conferenza rivolta alle mamme che aspiravano a diventare imprenditrici. Cercavo di far capire alle donne presenti che è bello e nobile occuparsi degli altri membri della famiglia, ma che è anche doveroso occuparsi di se stesse.

Per avvalorare la mia tesi ho parlato delle procedure di sicurezza in aereo. Quando si viaggia in aereo, qualunque sia la compagnia l’equipaggio, nell’illustrare le misure da prendere in caso di emergenza, dirà sempre questa frase:

Indossate la vostra maschera d’ossigeno prima di soccorrere altri passeggeri.

Mentre pronunciavo queste parole ho visto alcune mamme asciugarsi le lacrime. In quel momento mi è tornato in mente il verso 80 delle Yoga Tattva Upanishad, nel quale si esorta lo yogi a non lasciarsi distrarre, nella sua pratica, dalle richieste altrui.

Oggi vedo quel verso come l’avvertimento riguardante la maschera per l’ossigeno. Il Buddha stesso scelse di abbandonare la famiglia per trovare una soluzione alle sofferenze dell’umanità. Una volta raggiunto il suo scopo tornò a casa pienamente illuminato, e i suoi familiari furono tra i primi a beneficiare del suo insegnamento.

Personalmente, avevo sempre praticato lo yoga nei ritagli di tempo. E per una madre di tre figli che lavora da casa i ritagli di tempo non sono una cosa molto frequente. Solo da quando lo yoga è diventato un mestiere ho avuto il “coraggio” di imporre la mia pratica personale ai miei familiari come qualcosa di indispensabile, e di prendermi ogni giorno del tempo da dedicarvi. Una cosa che avrei desiderato fare anche prima, ma che mi sembrava egoistica. In questo modo ho scoperto che la pratica dello yoga mi rende più serena, paziente e attenta. Mi aiuta ad affrontare le difficoltà. Mi permette di trovare la forza per sostenere la mia famiglia. Non c’è nulla di egoistico nel lavorare per essere persone migliori e i benefici si estendono tutto intorno a noi.

Perché ti preoccupi del mondo prima di esserti occupato di te stesso?

Tu vuoi salvare il mondo, no?

Ma puoi salvarlo se prima non hai salvato te stesso?

Sri N. Maharaj

La Hatha Yoga Pradipika, il più antico trattato di Hatha Yoga giunto fino a noi, recita:

La scienza dello yoga deve essere mantenuta segreta dallo yogi che desidera raggiungere la perfezione. Mantenuta segreta, conserva la sua efficacia. Divulgata, perde la sua forza.

In questo caso si parla di divulgare questa scienza non in maniera indiscriminata, ma unicamente a chi aspira ardentemente alla liberazione. La pratica dello yoga non porterà risultati alla persona dissoluta. Andrà quindi svelata unicamente a chi se ne mostra degno.

In queste parole vedo il recente trend che vede lo yoga come una semplice disciplina fisica, insegnata nelle palestre tra un corso di zumba e uno di step. In effetti, in questo modo, “perde la sua forza”. Ma vedo comunque questo fenomeno come qualcosa di positivo, perché permette a molte persone di mantenersi in forma e ne invoglia alcune ad approfondire il percorso.

Anche il dio Krishna, nella Bhagvad Gita, sottolinea questo aspetto:

Non rivelare mai quanto ti dico a chi non conosce penitenza, non ha devozione o nessun desiderio di ascoltare, né tantomeno a chi mi deride. Colui che diffonderà questo supremo segreto tra i miei devoti, sicuramente giungerà a me.

Questa attitudine è comune alla maggior parte delle filosofie e religioni orientali. Contrariamente a noi occidentali, che abbiamo tentato di colonizzare il mondo imponendo la nostra visione, buddisti e induisti vivono nel rispetto delle tradizioni e delle religioni altrui, sottolineando che ciascuno dovrebbe seguire la dottrina nella quale è stato educato, perché tutte le strade portano ad un’unica meta.

Tu vuoi salvare il mondo, no? Ma puoi salvarlo se prima non hai salvato te stesso?

Insegnare lo yoga: la mia esperienza

Quando ho finalmente iniziato ad insegnare ho scoperto il piacere di aiutare gli altri. È stato bellissimo vedere persone che soffrivano, fisicamente o psicologicamente, iniziare a stare meglio. La loro gratitudine ha illuminato la mia vita. Spesso, durante il rilassamento finale, guardavo tutte quelle persone sdraiate a terra, in un certo senso vulnerabili e indifese e mi sentivo in colpa. Quelle persone avevano bisogno di rilassarsi e il relax dovrebbe essere accessibile a tutti, liberamente e gratuitamente. Io, invece, mi facevo pagare per aiutarle a rilassarsi. Mi sentivo quasi una ladra.

Piano piano ho imparato ad accettare il fatto che senza il mio “ossigeno”, ovvero il denaro necessario per vivere, non avrei potuto aiutare nessuno. Oggi la nostra associazione è cresciuta al punto che possiamo permetterci, fino alla fine dell’anno, di dimezzare le tariffe e di non far pagare le persone che hanno seri problemi di salute.

Quel senso di colpa iniziale è stato d’ispirazione per trovare una soluzione al “problema” dell’eccesso di fondi (siamo un’associazione senza scopo di lucro quindi non dobbiamo accumulare denaro). A dicembre abbiamo fatto una bella donazione al Telethon, e ora possiamo restituire qualcosa direttamente agli allievi: a quelli che ci hanno sostenuti finora e a quelli che arriveranno ancora, compreso chi fino a ieri non poteva permettersi un corso di yoga e da domani, invece, potrà.

Insomma, lo yoga non è necessariamente una disciplina altruistica: i testi si basano molto sul lavoro individuale, ma una luce che splende non può non illuminare tutti coloro che vi stanno intorno. Chi lavora su di sé non può non essere d’aiuto, d’esempio e d’ispirazione per le persone che incontra.

È inevitabile: quando una luce splende non può non illuminare tutto ciò che le sta intorno.