Vipassana: Due Anni Dopo

Due anni fa ho iniziato a praticare la meditazione Vipassana, una tecnica nata in seno al buddismo ma assolutamente laica e libera da qualunque tipo di evangelizzazione. Dieci giorni di corso intensivo, nel silenzio totale, senza contatti con il mondo esterno. Un’esperienza forte, soprattutto per una mamma che lascia a casa i suoi figli, senza nemmeno poter fare una telefonata.

In molti mi chiedono, stupiti, come ho fatto a sopportare dieci giorni di silenzio. Io rispondo che era proprio quello che cercavo: non ho scelto di fare il corso di Vipassana nonostante il silenzio ma per quei 10 giorni di silenzio. La cosa strana è stata scoprire che non bastava tenere la bocca chiusa per restare in silenzio. La sfida più grande è stata quella di far tacere la mente.

La più grande conquista, invece, è stata la capacità di restare equanime di fronte agli alti e bassi della vita. Certo, non lo sono al 100%, ma sono diventata molto più stabile. Molto più di quanto ritenessi umanamente possibile. Tante cose che prima mi facevano star male, ora mi scivolano tranquillamente addosso. E sottolineo tranquillamente, perché non si tratta di diventare indifferenti ma di essere aperti. Non di irrigidirsi ma di restare sereni. In questi due anni mi sono ritrovata a fare degli esami per scongiurare una malattia molto grave. Fortunatamente la malattia non c’era, ma il mio medico aveva motivo di sospettarne la presenza. Nei quattro giorni durante i quali ho atteso i risultati non ho provato nemmeno una traccia di ansia. Come ho fatto? Non lo so. Non ho fatto niente. È il mio nuovo modo di essere. È il programma che è stato installato nella mia mente durante il corso di Vipassana. Io faccio solo manutenzione, continuando a praticare quotidianamente.

Ma questa serenità di fondo non è il solo cambiamento avvenuto in me durante quei dieci giorni.

La bellezza intorno a me

Da quando sono uscita dal ritiro, non ho mai più incontrato una persona brutta. Non voglio dire che mi sforzo di vedere il bello in ogni persona che incontro. È che quella bellezza splende davanti ai miei occhi senza che io abbia bisogno di cercarla. Non mi è mai più successo di provare antipatia per qualcuno “a pelle”. Ovviamente ci sono persone che, dopo averle conosciute, non risvegliano in me grande interesse. Ci sono anche persone con cui non ho assolutamente voglia di trascorrere del tempo. Ma non c’è più nessuno che mi infastidisce o che mi ispira avversione senza un motivo preciso.

Crescita personale

Sono sempre stata una grande divoratrice di libri di crescita personale. Anche nei periodi più bui della mia vita non ho mai perso la voglia di vivere e di lottare, e ho sempre cercato una soluzione ai miei problemi. I libri sono sempre stati tra i miei strumenti preferiti. Dopo il corso di Vipassana mi è capitato di lasciarmi tentare da alcuni titoli, e molti di questi mi sono anche piaciuti, ma nessuno mi è stato utile. Nessuno mi ha detto qualcosa di nuovo. Tutto ciò che ho letto negli ultimi due anni sull’argomento è contenuto nell’esperienza che ho fatto al corso di Vipassana. Al massimo annuisco silenziosamente con la testa mentre leggo cose che considero ormai ovvie, mentre scopro che qualcuno ha buttato giù a parole quello che esiste già in me sotto forma di sensazione.

La pazienza

Già la pratica dello yoga mi aveva resa molto più paziente, ma la meditazione Vipassana è stata il “colpo di grazia” per la parte scalpitante del mio carattere. È diventato quasi impossibile farmi perdere la pazienza. A volte sgrido i miei figli e faccio la “voce grossa” e mi sento come se stessi recitando. Mi sembra opportuno assumere un determinato tono, ma è solo un atteggiamento, non scaturisce dal profondo. Probabilmente non ci sarebbe nemmeno bisogno di assumere un tono di voce diverso dal solito per catturare l’attenzione dei ragazzi… piano piano sono certa che anche questa abitudine scomparirà. Per ora trovo già incredibile il fatto di non arrabbiarmi quasi mai.

Conclusioni

In questi due anni di pratica di Vipassana la mia vita è diventata più bella, il mio cuore più leggero, il mio volto più sorridente. I libri di crescita personale sono improvvisamente diventati più noiosi, le persone intorno a me più belle e più interessanti. È come se mi avessero regalato un paio di occhiali con le lenti rosa. Sono diventata più paziente, più calma e più equanime. Questa parolina, equanime, è davvero la chiave di tutto. È quella che ti permette di affrontare gli alti e bassi della vita senza sentirti sballottato. È un concetto che mi sembrava talmente astratto quando ne ho sentito parlare per la prima volta, e che ora fa parte della mia stessa natura.

Quando mi chiedono com’è il corso intensivo di 10 giorni rispondo sempre: «È la soluzione a tutti i problemi dell’umanità». Dovrebbe essere obbligatorio, come una volta il servizio di leva. Se tutti imparassero questa tecnica, almeno la metà dei problemi che affliggono il genere umano scomparirebbe all’istante. Non sapremmo cos’è la guerra e psicologi e psichiatri dovrebbero trovarsi un altro lavoro. Non me ne voglia chi appartiene a queste importantissime categorie: sono certa che sapreste reinventarvi in modo creativo e costruttivo.

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