Cinque Regole per Evitare che l’Insonnia ti Tormenti

Secondo Daniel W. Josselyn, autore del libro (non più disponibile) “Why be tired?” riposare non significa necessariamente non fare nulla. Riposare significa ricaricare le batterie, recuperare le proprie forze. E, a tale scopo, un breve sonnellino può rivelarsi più che sufficiente.

 
 
Quest’affermazione, stupefacente nel 1936, all’epoca in cui la scrisse Josselyn, è ormai largamente riconosciuta e avvalorata, ma quanti di noi, seppur esausti, si concedono questo lusso? Dormire, anche solo 10 minuti, ci sembra una perdita di tempo. Non ci rendiamo conto che una breve pausa potrebbe renderci più produttivi, ammortizzando ampiamente l’investimento in termini di tempo.
 
Un’alternativa al classico riposino è il rilassamento guidato. 10 minuti di rilassamento profondo equivalgono a due-tre ore di sonno riparatore. Si comincia con il rilassare il corpo, e la mente segue automaticamente.
 
Nel suo libro “Come vincere lo stress e cominciare a vivere” Dale Canergie suggerisce a chi soffre di insonnia di provare a contrastarla con la preghiera, che definisce “Uno dei più efficaci elementi generatori di sonno”. La preghiera ha la virtù di calmare la mente, favorendo l’addormentamento. Se non sei credente, una valida alternativa è il mantra.
 

Convivere con l’insonnia

E se niente di tutto questo dovesse funzionare? Poco male. Di fronte a questo problema Canergie ha un approccio rivoluzionario. Secondo lui, infatti, ciò che ci danneggia non è l’insonnia, ma l’ansia che sviluppiamo quando ne soffriamo. Nel suo libro racconta:
 Quando Sam Untermyer frequentava l’università, due cose lo tormentavano: l’asma e l’insonnia. Dato che non poteva guarire né dall’una né dall’altra, decise di fare l’unica cosa che gli restava – approfittare della veglia. Invece di rigirarsi nel letto, stava alzato a studiare. Il risultato? Divenne un asso in tutte le materie, uno dei geni del College of the City of New York.
Io stessa, a chi mi chiede come faccio “a fare tutto” rispondo sempre che gli anni di insonnia forzata alla quale i miei figli mi hanno allenata a dormire poco e ad occupare in modo produttivo le ore di veglia.
 
Lo stesso concetto espresso da Canergie mi è stato esposto durante il corso di meditazione Vipassana: agli allievi viene insegnato a non agitarsi in caso di insonnia, ma a praticare la meditazione: lo stato meditativo riposa quanto il sonno. Il corpo è immobile e la mente anche. Se pratichi Vipassana invece di dormire non sentirai la stanchezza. Anche Canergie suggerisce, in caso di insonnia, di dire a se stessi: 
Me ne frego, se non dormo. Fa lo stesso, anche se sto disteso a occhi aperti fino al mattino. Se sto qui fermo e tranquillo, riposerò lo stesso.

Per finire, ecco le cinque regole per evitare che l’insonnia ti tormenti, tratte dal libro “Come vincere lo stress e cominciare a vivere“:

  1. Se non potete dormire fate come Samuel Untermyer. State alzati e lavorate finché non crollate dal sonno.
  2. Ricordatevi che mai nessuno è morto per mancanza di sonno. Preoccuparsi per l’insonnia ha di solito conseguenze molto maggiori dell’insonnia stessa.
  3. Cercate di pregare – o ripetete il Salmo XXIII, come faceva Jeannette MacDonald.
  4. Rilassate il corpo. Se vogliamo dormire, bisogna cominciare dai muscoli.
  5. Esercizio. Stancatevi fisicamente fino al punto di non poter più tenere gli occhi aperti.

Cosa ne pensi?

Si può convivere con l’insonnia? Ne hai mai sofferto? Quali consigli daresti a chi sta affrontando questo problema?