Ipnosi con i bambini

Il termine ipnosi viene dal dio greco Hypnos, dio del sonno, guardiano della notte e padre del più celebre Morfeo.

Come abbiamo già detto in passato, l’ipnosi è sempre auto-ipnosi. Se tutti imparassimo, da bambini, ad entrare in stato di ipnosi e a connetterci con il nostro inconscio gli ipnoterapeuti non avrebbero ragione di esistere. Purtroppo però, dalla famiglia alla scuola, ai bambini si insegna ad ascoltare gli altri (genitori, insegnanti, altre figure di riferimento…) ma non ad ascoltare la propria voce interiore, né a dialogare con essa.

Imparare a farlo significa poter trasmettere a nostra volta questa capacità ai nostri figli, spezzando il circolo vizioso dell’ignoranza di sé.

Da che età?

Non esistono limiti di età per praticare l’ipnosi con i bambini: l’unica cosa di cui abbiamo bisogno è di un canale di comunicazione, che può essere verbale o non verbale.

La suggestibilità è la capacità di stimolare l’inconscio ad effettuare un’azione che la nostra parte conscia è incapace di fare. Ad esempio far cessare o diminuire un dolore, mettere fine agli incubi e alle paure o semplicemente – per chi soffre di insonnia – riuscire ad addormentarsi.

Della questione della manipolazione abbiamo già parlato: l’ipnosi non è manipolazione, è accompagnare una persona, tenendola per mano, in un luogo nel quale questa desidera (consciamente o inconsciamente) andare. Un bambino nervoso ed irritabile perché è stanco e non riesce a dormire potrebbe non sapere che ciò che vuole è addormentarsi, ma il suo inconscio saprà dove portarlo se gli permettiamo di gestire la situazione.

Il termine suggestibilità deriva appunto da “suggerire”: l’ipnoterapeuta (o la persona stessa in caso di autoipnosi) “suggerisce” al soggetto delle strategie per affrontare la propria difficoltà. E come ogni suggerimento, quello del terapeuta non è in alcun modo vincolante. Una proposta inadatta perché – ad esempio – contrasta con i valori della persona, verrà semplicemente rifiutata dal suo inconscio.

Prova con il tuo bambino

Se praticare l’ipnosi richiede una preparazione professionale, molti strumenti utilizzati dai professionisti possono essere utilizzati per migliorare la comunicazione tra genitori e figli, se non addirittura per aiutarli a superare alcune delle loro difficoltà (blocchi, paure, aggressività, eccetera).

Tutto comincia con l’osservazione e l’ascolto del bambino. Osservandolo attentamente potrai notare che predilige un canale sensoriale (visivo, auditivo o cinestetico). Come individuare quello che il tuo bambino utilizza maggiormente? Semplicemente osservando e ascoltando il bambino.

Se hai dei dubbi puoi provare a proporre al tuo bambino questo test, tratto dal sito francese Grandir Zen.Una volga individuato il suo canale sensoriale privilegiato, potrai utilizzarlo per comunicare con lui in modo più efficace, utilizzando le immagini per un bambino visivo, la voce per uno auditivo, e il movimento per uno cinestetico.

Questo è già un primo passo per sincronizzarti con lui. Potrai ottenere una maggiore connessione utilizzando un linguaggio simile al suo e riproducendo i suoi gesti, il che non significa scimmiottarlo ma, ad esempio, riflettere la sua postura (seduto a terra a gambe incrociate, stravaccato sul divano, eccetera…)

L’importanza del linguaggio

L’inconscio non conosce la negazione. Se dici al tuo bambino “non c’è motivo di avere paura”, “non c’è nessun mostro”… il suo inconscio registrerà i termini “PAURA” e “MOSTRO”. Meglio utilizzare termini come “Puoi stare tranquillo” o “Sei al sicuro”.

La trance ipnotica

Come abbiamo già detto in passato, lo stato di trance ipnotica non è, come molti immaginano, uno stato di completa assenza del libero arbitrio o qualcosa di simile al sonno profondo. Nell’ipnosi terapeutica si ricerca uno stato di trance leggera, di coscienza modificata, raggiungibile facilmente quando si è profondamente rilassati. Per aiutare il tuo bambino ad entrare in questo stato puoi invitarlo a chiudere gli occhi o a fissare un punto. Chiedigli in seguito di mettere le mani sulla pancia e di gonfiarla come un pallone quando inspira. Invitalo poi ad espirare lentamente, contando fino a quattro.

Osservalo attentamente e, quando vedrai che inizia a rilassarsi potrai iniziare a raccontargli una storia nella quale il protagonista ha le sue stesse difficoltà e le supera brillantemente. Puoi ispirarti alle favole classiche o inventare tu una storia. Una lettura utile in tal senso è senz’altro “Il mondo incantato” di Bruno Bettelheim.

Una volta terminato il racconto, durante il quale terrai presente il suo canale sensoriale preferito e utilizzerai diverse inflessioni di voce per renderlo più vivace e incisivo, potrai invitare il bambino a muovere le mani e i piedi, poi a strofinarsi gli occhi prima di tornare dolcemente nel “qui e ora”.

Ti interessa l’autoipnosi?

Scoprila con il mio videocorso: