Etica in Rete: la Questione di Instagram

Oggi sono a Milano al mammacheblog e, in mattinata, parlerò di etica in rete con Silvia Tropea e altre colleghe blogger. Per chi non può essere presente, racconterò quello che è stato detto qui sul blog nei prossimi giorni.

Nel frattempo, scorrendo il mio feed su Facebook, ho letto alcune discussioni in diversi gruppi di instagramers dei quali faccio parte, e queste hanno fatto partire una riflessione che vorrei condividere.

Instagram sta vivendo un momento d’oro e gli influencer più affermati su questa piattaforma se la passano piuttosto bene. D’altro canto, farsi notare diventa sempre più difficile e c’è chi pagherebbe oro per una bella manciata di follower.

Come accade su altre piattaforme, anche Instagram può essere “raggirato” con l’acquisto di follower: una pratica, come abbiamo visto qui, non solo scorretta ma anche controproducente. I follower falsi, infatti, non interagiscono, e fanno abbassare l’engagement.

Poi c’è una pratica che si trova al confine tra l’attività organica e l’acquisto di follower ed è quella dei bot. Il bot è un sistema automatizzato che segue, smette di seguire, mette like e commenti al tuo posto. Lo scopo? Farti notare da profili sempre nuovi che potrebbero iniziare a seguirti.

Usare un bot non è come comprare i follower ma non è nemmeno come navigare in instagram e interagire di persona.

Come funziona

Si tratta di servizi a pagamento sui quali ci si iscrive e si impostano alcuni parametri: una lista di profili i cui follower potrebbero essere interessati ai tuoi contenuti, una serie di hashtag che utilizzi regolarmente, eccetera.

Basandosi su queste informazioni, il bot naviga al posto tuo e segue persone iscritte ai profili selezionati o quelle che usano gli hashtag che hai inserito. Non solo: il bot mette anche like e commenti alle loro foto. Una volta raggiunto il limite massimo di persone da seguire, scatta l’unfollow. Eh sì, perché se fa figo avere tanti follower, fa ancora più figo seguire poche persone. Alcune piattaforme permettono di fare unfollow solo a chi non ha ricambiato il tuo follow. Altre smettono di seguire l’utente indifferentemente dal fatto che questo ti segua a sua volta o meno. Sono comunque impostazioni personalizzabili.

I vantaggi

Il vantaggio principale è che ti fai notare: l’utente che ha ricevuto un tuo like/follow/commento potrebbe venire a dare un’occhiata al tuo profilo e decidere di seguirti a sua volta. È un modo per attirare l’attenzione e poi giocarti la tua carta.

II Rovescio della Medaglia

Come faccio a sapere tutte queste cose? Semplice: le ho testate per un mese. Lavorando sul web cerco di restare sempre aggiornata e, nel mezzo del boom di instagram, mi sono chiesta se non valesse la pena di cavalcare quest’onda. Ho usato strategie diverse tra cui repost di immagini virali (tutte con i dovuti credits ovviamente), tag di grossi profili, (consigliati in diversi gruppi per un motivo che ancora non mi è ben chiaro) shout 4 shout (io invito i miei follower a seguire te e tu inviti i tuoi a seguire me), like bombing (pubblichiamo tutti alla stessa ora e ci scambiamo like e commenti) e instagress, un bot che ha fatto notizia nelle ultime settimane perché è stato costretto a chiudere.

Come è andata? Direi bene, dal punto di vista dei numeri. In 30 giorni ho acquisito circa mille nuovi follower, ma ho anche capito che queste strategie non fanno per me. I motivi sono diversi.

La questione etica

Il bot sta al limite tra ciò che considero etico e ciò che – secondo me – non lo è. Non è come acquistare follower, ma è un po’ prendere in giro la gente. A volte mi scrivevano persone per ringraziarmi del follow o del like che non avevo messo io ma il bot. Bot che, tra l’altro, avrebbe potuto spietatamente fare unfollow nelle ore successive. O anche uomini con proposte indecenti che, di fronte al mio imbarazzo o alla mia mancata risposta mi scrivevano, offesi: “Ma se non ti piaccio allora perché hai messo tutti quei like ai miei selfie?”. Eh… vagli a spiegare che era stato il bot! Insomma, il bot parla in vece tua e non sempre dice cose che anche tu diresti.

Un’opzione offerta dai bot che non ho nemmeno voluto provare è quella dei commenti. Perché quella sì, mi sembrava già una presa in giro prima del test. Hai presente i “Nice pic!” sotto alla foto della cacca di cane che hai postato per protestare contro i padroni incivili? O i “Great shot!” sotto ad una foto che persino tu trovi pessima e che hai condiviso per il solo valore affettivo? Ecco, quei commenti vengono pubblicati da bot, e utilizzando l’opzione “commenti” di un bot potresti ritrovarti a commentare “nice pic” sotto una foto porno o di propaganda terrorista, o ad incoraggiare un’adolescente anoressica a continuare sulla strada intrapresa. Questa è la frontiera che non ho superato, perché anche un semplice cuoricino o un’emoticon che strizza l’occhio può avallare un messaggio che non condivido.

La questione pratica

Per quanto mi riguarda, il gioco non vale la candela. Non posto ogni giorno su Instagram – che mi piace sempre meno da quando non propone più le foto in sequenza temporale – non ho una strategia o un piano editoriale dedicato a questa piattaforma, non mi piace mettere “mi piace” a una foto che non mi piace, e ancor meno apprezzo l’idea di non sapere a chi e a cosa sto mettendo un “like”. La mia attività su Instagram non è abbastanza forte o regolare da giustificare un investimento economico – seppur limitato – come quello del bot. Preferisco investire in Facebook Ads e muovermi su quello che è invece il social network sul quale mi trovo più a mio agio.

Anche le altre strategie elencate sopra hanno i loro limiti. Il repost, se fatto con intento strategico e non spontaneamente, può snaturare il tuo feed. Shout 4 shout e gruppi di like bombing richiedono troppo impegno: postare alla stessa ora e mettere like alle foto degli altri, indipendentemente dal fatto che ti piacciano o meno. Boh. Sono convinta che anche i nostri like parlino di noi, e instagram permette a chiunque di visualizzare le foto che abbiamo “piacciato” e commentato. Vedere un influencer con foto magnifiche regalare cuoricini a contenuti di dubbio valore, e constatare che risulta attivo su instagram 24 ore su 24, anche mentre sta parlando ad un evento, lo rende subito molto meno influencer ai miei occhi.

Però funziona. Sembrerà anche meno influencer ai miei occhi, ma intanto lavora. Tutto dipende, insomma, dai tuoi obiettivi. Se il tuo canale più forte è instagram, se hai tempo,  voglia e materiale da postare ogni giorno – preferibilmente più volte al giorno – e il tuo scopo è diventare un instagram influencer, queste strategie possono senz’altro aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi. Fino al prossimo Adpocalypse, cambio di algoritmo o nuovo social network alla moda. E allora si riparte tutti da zero.

Etica su instagram: la tua opinione

Cosa ne pensi? Conoscevi queste pratiche? Quali ti sembrano accettabili e quali, invece, assolutamente anti-etiche?