Di web marketing e chiappe perfette

Nei giorni scorsi la mia amica Aude mi ha fatto vedere su instagram le foto di un brand che vende mutande. Era piacevolmente sorpresa dal fatto che queste fossero indossate da modelle con fondoschiena di ottimo livello ma che, come la maggior parte dei fondoschiena di ottimo livello, avevano qualche imperfezione. Quelle immagini mi hanno fatto sorridere e ben sperare, e ho iniziato a seguire il marchio. Eppure, ogni volta che scorrendo il feed di instagram mi trovo davanti ad una delle loro foto, ho una sensazione strana. Non so bene come spiegarla ma ci provo. Quelle foto mi sembrano amatoriali, per il semplice fatto che non sono state ritoccate rimuovendo le imperfezioni. Ho iniziato a chiedermi se questa sensazione fosse solo mia e se – nel caso fosse diffusa – potesse compromettere la credibilità dell’azienda.

Siamo talmente abituati alle foto di chiappe ritoccate e siliconate che la foto di un sedere reale richiede un piccolo sforzo di adattamento. E siccome lo scopo di ogni azienda è vendere i propri prodotti mi sono chiesta se questa strategia, che trovo ammirevole, sarà efficace.

La realtà vende? O vogliamo sognare un sedere inarrivabile?

Si tratta di una novità solo a metà. Dove ha iniziato già da qualche anno a mostrarci donne molto più normali di quelle che vediamo in genere sui cartelloni pubblicitari, e altri grandi marchi stanno seguendo la scia. Molto bene. Ma per me è ancora “strano” vedere un sedere realistico in pubblicità. Mi sono chiesta: per quanti è strano? Per quanti invoglia all’acquisto è per quanti è un deterrente? Nel mio caso specifico la cosa mi invoglia all’acquisto, per tre ragioni principali:

  • il focus è sul prodotto e non su chi lo indossa
  • le mutande sono belle
  • voglio premiare il coraggio di questa azienda

ma prima di arrivare a queste riflessioni devo superare quel senso di “sorpresa” che provo vedendo un’immagine realistica sul web. L’azione è meno spontanea, insomma. E sul web pochi secondi di esitazione possono fare la differenza tra un acquisto e un “passo oltre”.

Così ho pubblicato su instagram una foto del brand in questione. Tanti sono stati i commenti pieni di entusiasmo. Alcuni mi hanno fatto notare che “È comunque un bel sedere, al di sopra della media”. Ok, ci può stare… facciamo un passo alla volta. Ormai non è nemmeno più quella la battaglia. Non si parla più di donne normali vs donne bellissime. Si tratta di donne reali vs donne non umane.

Ri-abituarsi a ciò che è reale

E se ci penso, quel senso di “disagio” che queste immagini mi hanno provocato all’inizio, è la cosa più preoccupante. Oggi un sedere degno di stare su un cartellone è un sedere che nella realtà non esiste. È quello di una modella già bellissima ma ancora non abbastanza bella perché le sue chiappe siano mostrate così come sono. Il messaggio che recepiamo da anni è che “un bel sedere” è quello. Un bel sedere è un sedere che non esiste. Risultato? Guardandoci allo specchio il responso non può che essere che un “pollice verso”.

Chi poi ha il coraggio di ricorrere a donne “normali”, a “ragazze della porta accanto” ha tutto il mio sostegno e la mai ammirazione, ma qui siamo arrivati ad un livello che va addirittura oltre. Siamo al punto che ciò che ci rende umani va cancellato con il fotoritocco.

Cosa ne pensi?

Ho notato con piacere che ci sono aziende decise ad invertire la tendenza ma la domanda che mi (e vi) ponevo su instagram e che rinnovo qui è: funzionerà? Ok, a molte di noi (ma non a tutte, stando ai commenti sotto il mio post!) piace questo approccio ma poi… ve le andate a comprare? Immagini meno patinate, non ritoccate, belle ma non irrealistiche invogliano all’acquisto quanto le chiappe di Irina levigate ad arte? Non lo so. Ma spero proprio di sì.