L’uovo di Macron, Ovvero: Come Uscire Vincenti da Ogni Situazione

Mai come durante queste elezioni sono stata felice di non aver ancora richiesto la cittadinanza francese. Se avessi dovuto votare mi sarei trovata in grande difficoltà. Certo, avrei votato per Emmanuel Macron, ma per un unico motivo: l’alternativa era Marine Le Pen. La sua ascesa al potere è per la Francia la migliore conclusione possibile della telenovela andata in onda negli ultimi mesi. Sono stata quindi soddisfatta dell’esito delle elezioni, ma con molte riserve.

Qualche sera fa ero seduta sul divano con un libro in mano mentre Jean guardava un documentario sul nuovo presidente. Le telecamere lo seguivano in momenti diversi della sua campagna elettorale: mentre andava ad incontrare gli elettori, mentre discuteva con il suo staff, mentre lavorava nel suo ufficio.

Ad un certo punto hanno mostrato il “dietro le quinte” di un episodio accaduto un paio di mesi fa. Durante una visita al salone dell’agricoltura l’allora candidato era stato colpito da un uovo in testa. Mentre i suoi collaboratori lo trascinavano via proteggendolo come se avesse ricevuto una pallottola lui li rassicurava: «Tranquilli, è solo un uovo. Sono i rischi del mestiere».

Pochi minuti dopo le telecamere inquadrano un membro del suo staff gli mostra il video dell’accaduto, subito diventato virale in rete. Lui lo guarda più volte, ride e commenta: «Che fortuna ha avuto, mi ha centrato in pieno!»

Questa reazione mi ha profondamente colpita. Molto più di tutte le parole spese in mesi e mesi di campagna elettorale. Un uomo che sa di essere amato da una grossa fetta dei suoi connazionali e al tempo stesso odiato da un numero altrettanto grande di persone, e che lo accetta tranquillamente. Che mette in conto la possibilità di essere trattato a pesci (o meglio, a uova) in faccia e che ride riguardandosi nel ruolo di bersaglio. Che invece di aggredire verbalmente la persona che ha tentato di umiliarlo pubblicamente si diverte nel constatare la riuscita dello scherzo.

Chiunque altro si sarebbe infuriato. Lui ci ride sopra, prendendo due piccioni con una fava: tanto per cominciare non si rovina la giornata, facendosi una bella risata invece che una sfuriata, e in secondo luogo “frega” letteralmente il suo aggressore, che non trarrà dal gesto compiuto alcuna soddisfazione. Che classe! Da oggi Emmanuel Macron entra a pieno titolo nella lista dei miei “guru”.

Quando subisci un torto puoi reagire in due modi:

  • Arrabbiarti, ampliando la portata del torto subìto. «La rabbia è come un fuoco che ti consuma», scrive Sabrina Ferrero nel suo Quaderno delle emozioni (che, guarda caso, ha in copertina una scatola di uova). Se lasci che il fuoco si propaghi, questo brucerà tutto sul suo passaggio: il tuo avversario, contro il quale lo indirizzerai, ma anche e soprattutto  te che lo produci.
  • Mantenere la calma – o, ancora meglio, riderci sopra – disinnescando la bomba e “rovinando la festa” a chi ha voluto attaccarti.

Ma attenzione: non vale fare finta. Non vale contenere la rabbia per non dare all’altro la soddisfazione di averla provocata. La vera vittoria è riuscire a non provarla. A guardare l’uovo che ti esplode in faccia e mettersi a ridere di cuore. Il fuoco della rabbia brucia tutti o nessuno: se non vuoi subirne gli effetti nefasti devi imparare a non accenderlo.

Quando ti arrabbi sei come un fiammifero: per quanto sia grande l’incendio che riesci ad appiccare, sarai tu a subire il danno maggiore.

Cosa ne pensi?

È innegabile che, nei momenti di tensione, mantenere la calma sia sempre la reazione ideale. Tutti lo sappiamo ma non sempre riusciamo a mettere in pratica questo semplice insegnamento. Ti è già successo di riuscire ad uscire da una situazione difficile o imbarazzante semplicemente mantenendo la calma? O di rimpiangere una reazione legittima ma che non ha fatto che peggiorare le cose?