foto di @gunnargunnar

Lo strano mondo degli islandesi

Nella mia ultima newsletter ho parlato di Roberto Luigi Pagani, alias Un italiano in Islanda, che ho iniziato a seguire dopo il mio magico viaggio con Chiara. Io odio il freddo ma l’Islanda mi ha sempre affascinata, e quando ho ricevuto una richiesta per uno scambio di casa non mi sono fatta pregare. Il mese di luglio, con i suoi dodici gradi, era senz’altro un momento ottimale per una freddolosa come me.

Lassù ho scoperto la loro meravigliosa (ruvida ma caldissima) lana non trattata, e i magnifici Lopapeysa che, tornata a casa, ho provato a riprodurre.

Io sono una “ragazza facile”: mi innamoro facilmente di posti, cose, tradizioni, persone. In genere, però, ogni nuovo amore eclissa almeno in parte il precedente. Eppure la passione per quel poco di Islanda che ho avuto la fortuna di vedere non accenna a sbiadire. È un viaggio che sogno di rifare, con più tempo a disposizione e con una modalità itinerante. Nel frattempo sferruzzo maglioni vicino al camino e vi racconto alcune curiosità sugli abitanti di questo misterioso Paese.

Il sole di mezzanotte

Nel mese di luglio il sole non tramonta mai, o quasi (dipende dal periodo esatto e da dove ci si trova). Temevo che questo fenomeno influisse negativamente sul nostro sonno, invece abbiamo sempre dormito benissimo e abbiamo approfittato delle prolungate ore di luce per visitare il più possibile.

Cognomi islandesi

In una famiglia di quattro persone, possono esserci fino a quattro cognomi diversi. Gli islandesi, infatti, usano patronimi e matronimi. Il cognome di ogni maschio è composto dal nome del padre o della madre più il suffisso -son (figlio), mentre quello di ogni femmina è determinato dal nome d uno dei due genitori con l’aggiunta del suffisso -dottir (figlia). Per questo quasi tutti i cognomi islandesi terminano con uno di questi due suffissi.

I nomi di battesimo

In Islanda esiste un comitato chiamato Name Comittee che vigila sui nomi di battesimo, che devono avere le seguenti caratteristiche:

  1. Essere facilmente declinabili e adattabili alla grammatica islandese.
  2. Non essere in conflitto con la lingua islandese o con i principi grammaticali.
  3. Rispettare la tradizione e la cultura islandesi.
  4. Non essere considerati offensivo o dannosi per il bambino.

Niente Chanel, Apple o Anakin (sentito in Francia, giuro!) per i piccoli islandesi.

L’elenco telefonico

Nell’elenco telefonico islandese gli utenti sono iscritti in ordine alfabetico per nome e non per cognome, e viene riportata anche la loro professione. Ma non ci sono controlli riguardo a quest’ultima. Nella guida telefonica di Rejkyavik troverai stregoni, principesse, acchiappafantasmi, cow boy e maestri Jedi.

þetta reddast

È una frase che gli islandesi usano costantemente e che acchiude tutto il loro ottimismo, la loro irriverenza, la loro fede, la loro tenacia.

Si traduce più o meno così: Tutto si sistemerà, in un modo o nell’altro.

Hai appena perso il lavoro? þetta reddast. Non hai soldi in banca? þetta reddast. L’economia è appena collassata? þetta reddast. Un vulcano ha appena sparso cenere sulle terre che hai coltivato? þetta reddast.

Perché quando hai toccato il fondo e non riesci  a vedere una via d’uscita, spesso la cosa migliore che puoi fare è lasciar andare e credere che alla fine, in qualche modo, le cose si sistemeranno. E quasi sempre è così.

(tratto dal libro The little book of the icelanders)

Le pecore islandesi

Durante i mesi estivi le pecore islandesi vengono lasciate libere di vagare per le montagne e le valli dell’Islanda. Prima dell’arrivo dell’inverno si svolge il Réttir, una suggestiva festa tradizionale durante la quale le pecore vengono radunate (circa 900 mila capi!) e ciascun allevatore recupera le proprie . Gli agnelli nati durante i mesi caldi seguono le loro madri e vengono quindi attribuiti ai rispettivi proprietari. Réttir: guarda il video.

Fuga dai social

Per tornare all’argomento della Newsletter, parlavo dell’annuncio di Un Italiano in Islanda di ritirarsi per un po’ tra i social network e riflettevo: quanto si stava meglio ai tempi del blog? Penso che l’era dei social come li viviamo adesso stia tramontando ma la domanda è: cosa ci sarà dopo?

In copertina: foto di @gunnargunnar