Lasciarli andare

È venerdì sera e il mio primo week-end da mamma single senza figli è appena iniziato. Siamo abituati alle  brevi separazioni e per i ragazzi è normale vedere me o Jean partire per qualche giorno, o trascorrere il fine settimana fuori con l’uno o con l’altro. Ma questa volta è diverso. Questa volta è l’inizio di una nuova modalità di vita. Per il momento viviamo ancora tutti insieme, e stiamo elaborando le diverse soluzioni per il futuro.

Nelle ultime settimane ho aspettato con ansia questo week-end: la convivenza, seppur prevalentemente pacifica, è comunque pesante, le vacanze non sono state vacanze e io ho un sacco da studiare, quindi quest’opportunità di stare da sola capitava proprio a fagiolo. Così, almeno, diceva il mio cervello. Peccato che il mio cuore non fosse per niente d’accordo quando li ho visti partire. Mi ha salvata Gloria dicendomi “Fai come se stessimo partendo per sei mesi, dai… fai finta di piangere!”. Così ho potuto salutarli con le lacrime agli occhi senza destare sospetti.

Mettere fine ad una relazione che ormai porta solo tristezza significa aprire una breccia dalla quale, eventualmente, entrerà un po’ di luce. O almeno aprire un ombrello che ti protegga dalla pioggia tossica della depressione. Perché la tristezza cronica poi diventa depressione, e io che la depressione l’ho già attraversata non sono disposta a concederle altri anni della mia vita.

Ma mettere fine ad una relazione quando ci sono dei figli significa anche accettare di lasciarli andare prima del tempo. Accettare il fatto che una grossa fetta della loro vita si svolga ormai senza di te. E viceversa. Nell’ultimo anno e mezzo sono stata in giro il più possibile, accettando ogni proposta che mi portasse fuori casa per il semplice fatto che a casa non stavo bene. Ma il tempo che passavo con loro era comunque di gran lunga superiore a quello che trascorrevamo lontani.

D’ora in poi dovrò abituarmi alla casa vuota, al mio tanto amato silenzio, che in questo momento stranamente mi pesa. Dovrò abituarmi alla distanza, all’assenza. Alla solitudine. Che non ho mai temuto ma che oggi mi fa paura. Chissà se avrò più paura, se avrò più paure, nella mia nuova vita…

Chissà se poi ci si abitua, allo scoccare delle frecce vive che sono i nostri figli. Chissà se ci si abitua, ai nuovi ritmi delle famiglie separate. Chissà se sarò più paziente, dopo una full immersion nel mio caro silenzio, quando torneranno a casa e faranno rumore. Chissà se saprò utilizzare questa esperienza, questa sofferenza, per diventare una persona migliore… una madre migliore.