#InSync: non si può piacere a tutti

Questo post nasce da una collaborazione con Activia che mi ha invitata, insieme ad altre blogger, ad esplorare il tema dell’InSync, ovvero della nostra personale ricerca dell’equilibrio. Per saperne di più, puoi seguire il progetto sulla pagina Facebook di Activia.


insync

Non si può piacere a tutti. Questo lo sappiamo. Ma quando ci troviamo di fronte ad una persona che dimostra nei nostri confronti il suo scarso gradimento la nostra autostima è spesso messa a dura prova.

È facile piacersi quando tutti ti fanno i complimenti. Non è troppo difficile quando nessuno ti dice nulla. Diventa un po’ più dura quando ricevi continue critiche.

A volte guardo le foto di quando ero ragazzina e mi trovo così carina… poi ripenso a quanto invece fossi complessata e vorrei tornare indietro per dirmene quattro.

Uno dei vantaggi del passare degli anni è che si impara a fare pace con la propria immagine e a dipendere meno dal giudizio altrui. Quell’arma letale che, in periodi delicati come l’adolescenza, può rovinarti per sempre.

Credo che arrivi un momento, nella vita di una donna, in cui si trova il proprio #InSync. Si impara a far pace con la propria immagine, a perdonare le proprie imperfezioni e persino ad affezionarcisi. Ma questo momento non arriva dall’oggi al domani. È come un lungo percorso, tutto in salita, durante il quale possono succedere cose che ti incoraggiano a proseguire la scalata o altre che ti tolgono le forze, impedendoti di proseguire.

Per quanto mi riguarda, in quegli anni sensibili, un episodio apparentemente insignificante ha impresso nella mia mente una cosa tanto ovvia quanto difficile da mettere in pratica: la consapevolezza che non si può piacere a tutti.

Stavo passeggiando tranquillamente quando ho incrociato due ragazzi. Uno dei due mi guardava incantato, e si è voltato al mio passaggio per seguirmi con lo sguardo. Non appena me li sono ritrovati alle spalle l’altro ha esclamato: “Ma dai, è brutta!”

Probabilmente, se non ci fosse stato il primo ragazzo, il commento del secondo mi avrebbe offesa. In quelle circostanze invece diventava comico: infatti non ho potuto trattenere le risate.

Ancora oggi, ogni volta che mi sento insicura del mio aspetto, penso a quei due. Uno era rimasto lì a guardarmi a bocca aperta; l’altro mi trovava non “insipida” o “insignificante”, ma addirittura brutta.

Nello stesso momento, nella stessa situazione, con lo stesso aspetto. Non come se uno mi avesse vista truccata e vestita di tutto punto e l’altro appena sveglia dopo una notte di bagordi.

Io ero sempre la stessa, e loro non sembravano poi così diversi, eppure…

Il primo, da solo, mi avrebbe gratificata per qualche minuto, ma il suo apprezzamento non avrebbe rinforzato significativamente la mia autostima.

Il secondo mi avrebbe senz’altro fatta arrabbiare, ma dopo tutti questi anni l’avrei senz’altro dimenticato.

La combinazione tra i due ha reso invece questo episodio un momento di svolta per me. Ho capito, non a livello intellettuale ma sperimentandolo sulla mia pelle, che non si può piacere a tutti. E questa consapevolezza mi ha aiutata a dare meno peso al giudizio degli altri, troppo soggettivo e quindi poco affidabile.

La tua esperienza

Cosa ne pensi? A che punto sei con la tua ricerca dell’#InSync? Se ti va di condividere la tua storia puoi raccontarla sul sito di Activia.  Potrebbe entrare far parte dell’InSync Book curato dalla scrittrice giapponese Marie Kondo.