I Ricordi Futuri

Lo scorso fine settimana Chiara ha avuto un forte e improvviso mal di denti. Come ogni genitore ben sa, mal di denti improvvisi, febbre alta e altre emergenze capitano sempre di sera o durante il week-end. Non potendo fare nient’altro le abbiamo dato una medicina per il dolore e l’abbiamo messa a letto. Lei si è alzata due o tre volte, e due o tre volte l’ho riaccompagnata, finché ho capito di cosa aveva bisogno. Una sola cosa poteva alleviare il suo dolore: la mia presenza.

Questo superpotere che abbiamo noi genitori può essere un’arma a doppio taglio. Alla fine di una lunga giornata di lavoro capita di non avere più energie a disposizione e di sentirsi irritati di fronte alle continue richieste dei nostri figli.

Eh sì, succede anche a me. Ma con l’esperienza ho trovato un trucco capace di ridarmi la forza necessaria per accudire i miei figli anche quando le mie batterie sono completamente scariche. Mi basta pensare al loro futuro. A quando saranno grandi, magari a quando non ci sarò più. Li immagino mentre ricordano “Quella sera in cui avevo mal di denti, e mamma è rimasta vicino a me finché non mi sono addormentata”.

Una mia amica ha perso la mamma qualche anno fa. Ricordandola insieme ai suoi sei (SEI!) fratelli e sorelle, ha scoperto una cosa incredibile: ciascuno di loro è fermamente convinto di essere stato il preferito della mamma. Non ho avuto la fortuna di conoscerla, ma credo che quella donna abbia svolto egregiamente il suo compito.

Conosco coppie di fratelli e sorelle che ancora da adulti rinfacciano ai genitori di aver sempre preferito l’altro. Entrambi. Questi sono genitori che non hanno saputo trasmettere ai figli l’amore che provano per loro.

Dopo aver ascoltato la storia della mia amica Tara mi sono chiesta come potevo fare perché ciascuno dei miei figli si sentisse sempre “il preferito”, o meglio, che non si sentisse secondo a nessuno dei suoi fratelli e sorelle nella “classifica” familiare. Provare ad immaginare i loro ricordi futuri è la soluzione che ho trovato e che cerco di attuare quotidianamente.

Voglio che si ricordino che, quando avevano bisogno di me, io c’ero. Anche solo con uno sguardo, una carezza, o una stretta di mano. Voglio che si ricordino che, quando mi parlavano, li ascoltavo concedendo loro tutta la mia attenzione. Che quando avevano male, rimanevo sdraiata accanto a loro finché non si addormentavano.

Ma come? Proprio io che dico sempre che noi mamme dobbiamo pensare a noi stesse, sto predicando il sacrificio anche nei momenti di fiacca?

Niente affatto: qui non si tratta di cedere ai capricci o di farsi manipolare ma di essere presenti quando i nostri figli non stanno bene, fisicamente o moralmente. E ti assicuro che, nonostante la stanchezza, questa certezza è molto più piacevole e rigenerante di una mezz’ora passata davanti alla TV.