Il potere di un sì
[Post offerto da Fruittella]
Essere genitori significa essere costantemente in equilibrio tra i limiti e gli incoraggiamenti da dare ai nostri figli. Tra i famosi “no che aiutano a crescere” e i “sì” che li aiutano ad acquisire autonomia e fiducia in sé.
Nella diretta trasmessa il 3 ottobre scorso, Fruittella ha chiesto ad alcune mamme e ad una psicoterapeuta dell’età evolutiva di raccontare il proprio rapporto con i no e con i sì.
Durante l’incontro sono emerse due diverse sfaccettature del sì: il sì consapevole e quello detto “per sfinimento”. Quando ci troviamo a pronunciare questo secondo tipo di “sì”, spesso proviamo un senso di colpa e abbiamo l’impressione di non essere stati all’altezza. In questo caso è importante guardare il proprio operato in quanto genitori da una prospettiva più ampia: abbiamo tutti dei momenti in cui cediamo per stanchezza, abbiamo tutti bisogno di un po’ di pace e a volte un sì concesso a malincuore può essere la soluzione per ottenere ciò di cui abbiamo bisogno. Ma tenendo conto del nostro approccio globale all’educazione e chiedendoci se stiamo andando nella direzione che corrisponde ai nostri valori, potremo liberarci dal senso di colpa. Uno strappo alla regola non ha mai fatto male a nessuno, a patto che la regola esista, sia chiara e venga rispettata nella maggior parte delle occasioni.
Se i sì dati per sfinimento diventano la regola, probabilmente è arrivato il momento di dire sì a noi stessi e a concederci il tempo necessario per ritrovare il nostro equilibrio psicofisico. Ciascuno ha il proprio modo per ricaricarsi: una serata sul divano davanti alla propria serie preferita, oppure fuori con gli amici, una corsetta, una pratica meditativa… spesso ci neghiamo quelli che ci sembrano dei “capricci”, dei piaceri egoistici, e dimentichiamo quanto più efficaci e disponibili siamo quando ci sentiamo bene.
Lo stesso vale per i nostri figli, e anche in questo caso è bene restare in ascolto e capire da quale stato d’animo derivano le loro richieste. Prendiamo l’esempio classico del telefono cellulare o del tablet. La maggior parte dei genitori concede un accesso limitato a questi dispositivi, salvo poi fare uno strappo alla regola in un momento in cui ha bisogno “di un attimo di pace”. Ma lo strappo alla regola può anche essere pienamente consapevole se vediamo – ad esempio – che il bambino è molto stanco e che farebbe fatica a concentrarsi su un’attività più istruttiva. Anche in questo caso, se l’eccezione diventa frequente, è necessario rivedere la propria organizzazione per evitare di ritrovarsi in questo tipo di situazione.
Nella diretta la psicologa parla in effetti dell’importanza di “esserci” (e cita l’omonimo, ottimo libro di Daniel Siegel). Esserci per i propri figli significa essere attenti e consapevoli. E a volte una circostanza o uno stato d’animo eccezionale può e deve essere considerato più importante di una regola prestabilita. Se ad esempio la regola è che il bambino dorma nella sua cameretta, essere disposti ad accoglierlo nella propria quando non sta bene o ha fatto un brutto sogno non significa trasgredire ma essere presenti, aperti, flessibili. Esserci, semplicemente. Concedere al bambino (non ai suoi capricci) di sentirsi più importante – nel momento del bisogno – di una regola generale, lo farà sentire protetto, compreso, confortato e sicuro.
La dottoressa Ochsenius parla infine dell’importanza della genitorialità consapevole, tema a me caro e a cui ho dedicato il libro “Mindfulness per genitori”. Proprio come un sì può essere pronunciato per sfinimento, anche un no può essere imposto per partito preso o per un condizionamento di cui non siamo pienamente consapevoli (un esempio è quando riproponiamo le regole con le quali siamo stati cresciuti senza chiederci se ci portano nella direzione desiderata). Se il nostro approccio globale è consapevole, gli eventuali strappi alla regola non saranno fonte di confusione per i nostri figli (che sono perfettamente capaci di distinguere l’eccezione dalla regola, a patto che la prima non finisca per sostituirsi alla seconda) né di senso di colpa per noi, che manteniamo ben chiari i nostri obiettivi educativi.
Il segreto, alla fine, è uno solo: considerare l’unicità del genitore, così come quella del bambino, e fare in modo che le regole ruotino attorno alle persone, e non viceversa.
Io mi considero una “mamma sì”. Ho scelto di dare ai miei figli un’educazione piuttosto permissiva, con limiti ben chiari ma decisamente ampi. Ora che i miei figli sono grandi, sono felice di ciò che ho “seminato” negli anni e che sto raccogliendo.
E tu, che tipo di genitore sei? Come riesci a trovare il giusto equilibrio tra i sì e i no?