Star Wars e le sue Perle di Saggezza Orientale

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Credits: starwars.com

Come molti di voi, nei giorni scorsi sono stata a vedere il nuovo Star Wars, ma non prima di aver fatto un ripasso generale riguardando tutta la saga. Rivedendo i vecchi film oggi non ho potuto, probabilmente per deformazione professionale, non notare alcune perle di saggezza che ai tempi mi erano sfuggite.

L’episodio 1 si apre, ad esempio, con una lezione di Mindfulness:

Non concentrarti sulle tue ansie, Obi Wan, mantieni la concentrazione solo sul momento presente»
«Ma il maestro Joda ha detto di porre attenzione al futuro…»
«Ma non a scapito del presente: poni attenzione alla Forza vivente»

(Qui-Gon Jinn)

Più avanti sempre Qui-Gon Jinn consiglia al suo allievo:

Ricordati, concentrati sul momento. Percepisci, non pensare, usa il tuo istinto. Che la forza sia con te.

Anche il Maestro Yoda impartisce una lezione che mi ricorda molto gli insegnamenti del Buddha:

La paura è la via per il lato oscuro. La paura conduce all’ira, l’ira all’odio, e l’odio conduce alla sofferenza.

In seguito, sempre Qui-Gon Jinn parla al giovanissimo Anakin Skywalker dei midichlorian (una microscopica forma di vita che si trova in tutte le cellule viventi e che permette loro di percepire la Forza):

In ogni istante essi ci parlano, comunicandoci il volere della Forza. Quando imparerai a placare la mente, sentirai che ti parlano.

In tutto il primo episodio si parla di placare la mente e di rinforzare la concentrazione: è questo l’unico modo per connettersi con la Forza ed acquisire poteri straordinari. Proprio quello che fanno da millenni yogi e meditatori di tutto il mondo.

Nel secondo episodio, in cui Anakin si innamora di Padme (che, guarda caso, è il nome sanscrito del fiore di loto, simbolo yogico di crescita spirituale), viene affrontato il tema del non attaccamento e, in particolare, della differenza tra attaccamento e amore:

L’attaccamento è proibito. Il possesso è proibito. La compassione, che io definirei amore assoluto, illimitato, è al centro della vita di un Jedi. E quindi si può dire che noi siamo spronati ad amare.

Il concetto è ribadito anche nell’episodio successivo quando Joda ricorda ad Anakin che la paura di perdere l’altro porta al lato oscuro della Forza. Questo concetto di Forza ha grandi analogie con quello che gli yogi chiamano il Prana:

La Forza è energia pura generata da tutti gli esseri viventi, presente in ogni cosa che pervade l’universo e tutto ciò che esso contiene. È evidente il riferimento all’Od di Carl Reichenbach, la “forza Odica” o energia vitale. I principi della Forza sono simili a quelli di alcuni sistemi di pensiero reali quali il taoismo, lo shintoismo, il druidismo, il cristianesimo ascetico e mistico. C’è inoltre una stretta somiglianza con il concetto del Ki e con il Qigong delle arti marziali cinesi e giapponesi. La più antica descrizione di tale campo di energia sarebbe analoga al Prana della filosofia orientale. In realtà, la Forza è un amalgama di religione e filosofie, ed è intesa come una metafora della spiritualità. Si ritrova infatti in tutte le principali religioni, anche come concetto mistico di comunione fra gli uomini; per esempio nella dottrina cristiana e induista si chiama Luce, nelle dottrine taoiste e shintoiste si dice possedere il Tao, che, nelle dottrine di combattimento (vedi la spada giapponese), si chiama Ki o (nelle dottrine Ninja) Kuji kiri.

Fonte: Wikipedia

La trilogia prequel è la più ricca di analogie con le filosofie orientali, ma anche in quella originale vengono espressi alcuni concetti che oserei definire yogici. Nell’ultimo episodio (Il ritorno dello Jedi) in praticolare, il maestro Joda ricorda a Luke Skywalker:

Ricorda: la potenza di un Jedi proviene dalla Forza.

Questa frase mi fa pensare al concetto di Karma Yoga, secondo il quale il devoto dovrebbe consacrare le proprie azioni a Dio, rinunciando ai meriti, ai riconoscimenti e ai frutti delle stesse. In fondo, è solo grazie a Lui che queste azioni sono state possibili. Così la potenza dello Jedi non deve essere motivo di orgoglio o di vanità: egli non è che un mezzo attraverso il quale la Forza si esprime.

Il passaggio in cui Luke dice ad Obi Wan di non poter uccidere Darth Vader perché è suo padre, e quest’ultimo lo sprona a compiere comunque il proprio dovere, mi riporta invece all’apertura della Bhgavad Gita, con Arjuna lacerato dal dilemma di dover affrontare in guerra i suoi familiari, e Krishna che gli ricorda che combattere è suo dovere, e che i suoi dubbi sono causati esclusivamente dall’attaccamento.

Alla fine la profezia si realizza e, nonostante persino il Maestro Yoda avesse perso la speranza («La profezia male interpretata è stata»), Anakin si rivela essere realmente colui che porterà l’equilibrio nella Forza. Per farlo però, ha dovuto sperimentare il Lato Oscuro. Questo “incidente di percorso” faceva in realtà parte del percorso stesso. È l’amore di/per suo figlio che lo riporta sulla retta via, che lo riconduce verso la Luce. Quella Luce che, nell’episodio 7, quello appena uscito, Maz Kanata incoraggia la giovane Rey a seguire.

Dopo che Darth Wader/Anakin (che mi ricorda molto un Kendoka) ha esalato l’ultimo respiro tra le braccia di suo figlio, questi ne brucia il corpo alla maniera tradizionale degli induisti.

Probabilmente ciascuno legge in ciò che vede i segni che ricerca, e che come io ho trovato tanti spunti yogici nella celebre saga di George Lucas, altri potranno trovarvi analogie differenti. In ogni caso mi ha fatto piacere notare questo filo conduttore di stampo filosofico-spirituale in una serie che, prima, mi sembrava semplicemente il frutto (geniale) di una fantasia fervida quanto delirante.

Se siete tra i pochi che ancora non conoscono la saga e non vi interessate di fantascienza, forse potete provare a guardarla con questa chiave. 😉