Yoga: le Fasi della Pratica

Ho scoperto lo yoga da bambina e questa disciplina mi ha sempre attratta. Ho letto molto sull’argomento ma mi sono decisa a praticarla solo in un momento talmente “buio” che quella era la mia ultima speranza. Leonardo aveva un anno ed ero incinta di Gloria, il che significava che non potevo mollare. Lo yoga mi ha fatto intravedere la luce in fondo al tunnel. Verso quella luce ho camminato per tutti questi anni e, anche se la strada da percorrere è ancora lunga, ora mi trovo in una fase in cui riesco, come uno specchio, a riflettere questa luce perché anche altri possano goderne: i miei familiari, i miei allievi (nel frattempo sono diventata insegnante di yoga), e chi mi segue attraverso questo blog e i miei libri. 

Negli anni, queste sono state le sfide che mi sono trovata ad affrontare. Siccome il mio percorso, visto dal punto in cui sono ora e attraverso il confronto con i miei allievi, mi sembra abbastanza tipico, ho pensato di condividerne le varie fasi sperando che possano essere d’aiuto a chi sta  seguendo (o desidera imboccare) la stessa strada.

Flessibilità

La prima cosa su cui ho dovuto concentrarmi è stata la flessibilità. Ho lavorato sul mio fisico per renderlo più flessibile, e al tempo stesso ho acquisito una grande flessibilità mentale. Questo mi ha permesso, tra l’altro, di accettare i limiti del mio corpo: ci sono posizioni che vorrei praticare ma che, per limiti dovuti alla mia conformazione fisica, mi sono inaccessibili. Altre lo sono state temporaneamente, come quella del loto quando ho subito un’operazione al menisco. Flessibilità è anche accettare che il nostro corpo (e, ancora più importante, gli eventi della nostra vita) si piega alla nostra volontà solo fino ad un certo punto. Solo fino ad un certo punto ne abbiamo il controllo. Da quel punto in poi, dobbiamo lasciare andare. 

Conosco persone che, fiere di sé, affermano: «Mi spezzo ma non mi piego». Ebbene, per come la penso io, queste persone stanno dicendo «Scelgo di soffrire». Non vorrei deluderti se sei tra queste persone, ma non vedo niente di eroico in una scelta del genere. Mi sembra molto più coraggioso scendere a patti con ciò che la vita ci offre, o ci toglie. Rinunciare al proprio ego, mettendo da parte le nostre convinzioni, e abbandonarsi alla corrente, anche se non sappiamo esattamente dove ci porterà. 

Equilibrio

Se non sono molti ad ambire alla flessibilità mentale, quasi tutti ambiscono invece alla ricerca dell’equilibrio. A lezione mi capita di guardare i miei allievi e di notare di quanto le capacità fisiche siano democraticamente ripartite. Ci sono persone che hanno una grande flessibilità e che, per questo, vengono guardate con ammirazione dalle altre. Ma quando si passa alle posizioni di equilibrio, quasi sempre non sono le stesse a riuscire a praticarle meglio. 

Associare le posizioni di equilibrio praticate nello yoga alla ricerca dell’equilibrio psichico può apparire un’associazione un po’ scontata o persino banale, ma mi sono accorta di avere avuto, per tanti anni, una predilezione per questo genere di posture. Solo quando la questione “equilibrio della mente” è stata risolta (il che non significa che io abbia trovato un equilibrio stabile ma che in genere riesco, come un abile surfista, ad adattarmi alle situazioni e a cavalcare come onde le varie sfide che mi si presentano) ho avuto voglia di concentrarmi su altro.

Forza

Dopo aver imparato a surfare, dovrai rinforzare il tuo corpo e la tua mente. In questo modo ti sarà più facile affrontare le sfide che la vita ti presenta. Ma attenzione: la forza senza flessibilità non farà che irrigidirti. Così come i muscoli, se rinforzati senza essere allungati, perdono in scioltezza, così anche una mente forte, senza l’umiltà che deriva dal sapersi piegare quando necessario, si spezzerà come un ramo secco sotto il peso della neve.

Radicamento

Immagina di essere un albero: i tuoi rami sono flessibili; il tronco è forte, l’equilibrio è perfetto. Ma se non hai radici profonde nella terra, il primo soffio di vento ti butterà a terra.

Il radicamento è ciò che ti permetterà di mantenere l’equilibrio faticosamente raggiunto; di preservare la forza sviluppata, di rendere utile la tua flessibilità. 

Puoi svilupparlo o migliorarlo praticando questo esercizio:

Equanimità

Finora hai pensato a te. Hai lavorato sul tuo corpo e sulla tua mente, coltivando la flessibilità, l’equilibrio, la forza, il radicamento. Non c’è nulla di egoistico in questo percorso: non puoi dare quello che non hai, e lavorare su di te è il primo, indispensabile passo per poterti occupare dei tuoi figli, del tuo compagno/a o di chiunque ti sia caro. Ora è venuto il momento di renderti conto, non in teoria ma grazie all’esperienza, che la felicità non è condizionata dagli eventi esterni ma che può essere coltivata dentro di te. In questo modo puoi raggiungere l’equanimità, ovvero la serenità non condizionata dagli eventi. Ti accorgerai che questi hanno sempre meno influenza sul tuo stato d’animo, e che la tua stabilità interiore migliora progressivamente.

Luce

Attenzione: non ti sto promettendo l’illuminazione. Qui parliamo di cose molto più semplici. Ora che sei una persona flessibile, forte e stabile, sia nel corpo che nella mente; ora che hai risolto molti dei tuoi problemi e imparato a far sì che tanti altri non rovinino la tua vita. I tuoi cari godranno direttamente dei tuoi cambiamenti e forse inzieranno a cambiare (o meglio, a trovare se stessi) a loro volta. Quando diventi una persona piena di luce, illuminare anche le vite degli altri è spontaneo ed inevitabile.