Maria Montessori: Maestra di Mindfulness

Maria Montessori maestra di mindfulness

«Si pensa esclusivamente al domani del fanciullo, alla sua futura esistenza; e mai si bada al presente, cioè a quanto gli occorre per vivere nella sua età». Così Maria Montessori invitava educatori e genitori ad occuparsi del bambino qui e ora, invece di tentare di plasmarlo in vista di un futuro che non siamo in grado di prevedere.

Si pensa esclusivamente al domani del fanciullo, alla sua futura esistenza; e mai si bada al presente,  cioè a quanto gli occorre per vivere nella sua età.

La tecnica chiamata “Mindfulness” è molto in voga in questo momento ma non ha nulla di nuovo. La predicava già il Buddha 25 secoli fa, e l’hanno praticata mistici e saggi (buddhisti e non) di ogni tempo e luogo. Anche Maria Montessori che – guarda caso – si è poi avvicinata alla cultura indiana, aveva capito l’importanza della consapevolezza (il termine mindfulness significa semplicemente “consapevolezza”) e non si limitava a “predicarla” ma la coltivava attivamente nei suoi piccoli allievi.

La Montessori aveva notato che quando ci dedichiamo a qualcosa che ci interessa siamo naturalmente concentrati e, incredibilmente, la mente tace. Essere completamente assorti in ciò che facciamo ci fa stare bene. Il lavoro diventa meditazione e, anziché stancare, ricarica le nostre energie. Nelle Case dei Bambini montessoriane, infatti, non c’era bisogno della ricreazione. I bambini non avevano bisogno di “sfogarsi” né di riposarsi, perché svolgevano attività che non consumavano le loro energie ma le moltiplicavano.

Il tesoro da coltivare non era tanto l’abilità nello svolgere questa o quella attività quanto la capacità di attenzione, la concentrazione, la presenza mentale. Si tratta di facoltà che i bambini possiedono naturalmente e che, crescendo, tendiamo a perdere per rifugiarci nel passato o nel futuro. È lì che risiedono i rimpianti, le ansie, le paure e le preoccupazioni. Nel momento presente c’è solo consapevolezza.

Per questo la Montessori incoraggiava gli educatori ad osservare il bambino, a cogliere i momenti di intensa attenzione e a rispettarli in quanto esercizio di concentrazione. Anche un semplice commento, persino un complimento (di quelli che, vedendo i nostri bambini all’opera, ci vengono dal cuore) può interrompere quello stato quasi meditativo in cui il bambino è immerso. Essendo, nei primi anni di vita, la capacità di concentrazione piuttosto limitata, la Montessori suggeriva di non intralciarla per permetterle di svilupparsi pienamente. Meglio quindi osservare in silenzio e, eventualmente, commentare o complimentarsi in un secondo momento.

Ogni attività “ragionevole” nella quale il bambino investe la sua attenzione è, secondo la Montessori, utile al suo sviluppo. Il bambino è naturalmente attratto dalle attività che gli permettono di affinare le proprie abilità fisiche e mentali e le sue scelte (nei limiti ovvi della sopra citata ragionevolezza) andrebbero rispettate. Se riusciamo a farci da parte noteremo inoltre che dopo aver lavorato a lungo e con intensa concentrazione il bambino è sereno e soddisfatto. Perché la presenza mentale è appagante, al di là dello sforzo (fisico o mentale) che il lavoro richiede.

In una società in cui più si cresce, più si tende ad intellettualizzare la propria vita, scollegandosi completamente dal corpo, Maria Montessori introdusse l’educazione sensoriale: il materiale Montessori permette di toccare con mano i concetti che il bambino dovrà assimilare. L’insegnante non spiega un concetto al bambino: esso è implicito nel materiale e il bambino lo comprende da solo manipolandolo. L’apprendimento avviene non solo attraverso la mente ma con tutto il corpo.

Il metodo Montessori promuove l’apprendimento attraverso l’esperienza e non attraverso la semplice comprensione intellettuale. Lo stesso accade con la meditazione e con consapevolezza. Non è necessario studiare o memorizzare concetti filosofici elevati. La pratica offre tutti gli strumenti per imparare da sé.

La Montessori incoraggia inoltre l’adulto a rispettare i ritmi del bambino. Quando il bambino impara a camminare, invece di infilarlo sistematicamente nel passeggino, sarà consigliabile concedersi qualche camminata insieme a lui. Adattandoci al suo ritmo usciremo dal turbine delle nostre vite frenetiche e potremo assaporare ogni istante in piena consapevolezza.

Maria Montessori proponeva inoltre ai bambini delle sue scuole quella che Thich Nhat Hanh (monaco buddista e attivista vietnamita per la pace) chiama la “Meditazione camminata”. Al centro della classe era – ed è tuttora, nelle scuole Montessori – disegnato un ellisse sul pavimento. I bambini camminavano spontaneamente, lentamente e consapevolmente su questa linea. La forma ovale di questo “percorso di consapevolezza” è stata studiata dalla Montessori per richiedere sforzo e concentrazione nel posizionare i piedi in modo da mantenere l’equilibrio collocando (a piedi scalzi) sia il tallone che la punta del piede sulla linea. Questo permette di affinare contemporaneamente la motricità e la concentrazione.

Ai bambini venivano proposti via via esercizi più complessi per il controllo dei movimenti e per la concentrazione: camminare, ad esempio, sulla linea portando in mano un bicchiere colmo quasi fino all’orlo. La mano che regge il bicchiere è dominata dalla stessa volontà che dirige i piedi a non abbandonare la linea. Si tratta di un esercizio di consapevolezza che i bambini fanno spontaneamente, in ogni angolo del mondo. Li avete mai visti camminare sui bordi delle pietre di un marciapiede, o solo sulle mattonelle, evitando di calpestare le linee? Spesso ce li trasciniamo dietro di fretta, ignorando il fatto che stanno costruendo la loro consapevolezza e la loro capacità di attenzione.

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Questo post è tratto dal mio e-book “Mindfulness per genitori“.