La famiglia perfetta non è una garanzia di felicità: ecco perché

Non ho avuto una famiglia perfetta. A casa nostra le tensioni erano palpabili. Il clima era sempre teso. Finché mia madre non ha deciso di andarsene e mio padre di scomparire dalla nostra vita. Inutile dire che il mio obiettivo è sempre stato quello di riscattarmi costruendo quella che consideravo la famiglia ideale e proteggendola ad ogni costo.

Poi, come spesso accade, la realtà ti arriva in faccia e ti travolge come un treno in corsa. I conflitti tra marito e moglie, i bambini che non dormono, le batterie scariche, lo stress, la depressione… i bambini che diventano adolescenti, che litigano tra di loro, si ribellano, il rapporto di coppia che non è più quello di una volta… ma cosa ho combinato? Dove ho sbagliato? Mando all’aria tutto? Traumatizzerò i miei figli? Oppure stringo i denti e mi sacrifico, sapendo benissimo di sbagliare?

Il senso di colpa

Una costante, in queste situazioni, è il senso di colpa per non essere riusciti a realizzare il proprio progetto di vita. Noi donne specialmente, abituate a farci carico delle responsabilità nostre e altrui, ci attribuiamo quella del fallimento del nostro progetto di vita.

A volte si tratta di un fallimento vero e proprio, e la necessità di voltare pagina diventa evidente. Nella maggior parte dei casi si tratta di semplice insoddisfazione dovuta al fatto di aver idealizzato il concetto di famiglia e allo scontrarsi con la dura realtà: tra marito e moglie si litiga; i bambini danno grandi soddisfazioni ma anche grandi preoccupazioni; fratelli e sorelle si amano da impazzire ma hanno modi molto… ehm… creativi per dimostrarselo.

La famiglia ideale: una trappola?

Accettare il fatto che la famiglia ideale non esiste è già un primo, importante passo per evitare di soffrire nel nostro quotidiano di “famiglia normale”, con le normali problematiche legate alla convivenza. Ma oggi vorrei andare oltre, ed esporre una mia personalissima teoria: se la famiglia perfetta esistesse, potrebbe essere addirittura una trappola.

Ok, ho detto che la famiglia ideale (o la coppia ideale) non esiste. Ma ce ne sono alcune, rare, che ci si avvicinano parecchio. Lo so per esperienza. Lo so perché ne ho conosciute.

Conosco diverse persone della mia generazione cresciute in quella che – personalmente – considero una famiglia quasi perfetta. Genitori innamorati, che sapevano farsi rispettare senza alzare la voce o – peggio – le mani, fratelli e sorelle estremamente complici, vite serene e appagate.

Quanto ho invidiato (non con cattiveria ma con il semplice desiderio di vivere una vita simile) queste persone! Quanto ho sperato di costruire, un giorno, una famiglia come la loro! Quante volte, di fronte alle inevitabili frustrazioni e difficoltà della vita familiare, ho pensato di aver fallito!

Poi, un giorno, parlando con un’amica – nata e cresciuta in una di queste famiglie così fortunate – della fine di una sua recente relazione, ho avuto una rivelazione. Lei, ormai quarantenne, mi ha confessato quanto le sarebbe piaciuto avere dei figli: desiderio che era già presente ai tempi della scuola, ricordo. Io le chiedevo le motivazioni della rottura con il suo ex, che a me – dall’esterno – parevano futili. Ho capito, discutendo con lei, che cercava un uomo come suo padre. Cercava un rapporto come quello – ancora oggi idilliaco – dei suoi genitori. Senza queste premesse, per lei l’idea di mettere al mondo dei figli era inconcepibile.

Nei giorni e nelle settimane successive ho riflettuto molto sulle sue parole e ho ripensato alle persone privilegiate che ho conosciuto durante la mia vita. Per “privilegiate” intendo nate e cresciute in una famiglia “ideale”. Molti di loro, miei coetanei, sono single o hanno scelto di non avere figli. La mia teoria è che queste persone abbiano aspettative molto (troppo?) elevate. Insomma, il rovescio della medaglia della famiglia perfetta potrebbe essere che, in condizioni meno che ideali, non ci si senta soddisfatti.

Forse la mia è una semplice strategia di autoconsolazione sul modello de “La volpe e l’uva”: siccome non ho avuto una famiglia perfetta, ne sminuisco l’importanza. Ma ce la sto mettendo tutta per essere obiettiva e, se ho scelto di condividere questa mia riflessione, il motivo è che penso possa essere di conforto a quanti, come me, hanno una famiglia “normale” o sono in crisi e si sentono in colpa per non essere riusciti a creare l’atmosfera ideale o – peggio – accusano l’altro, la persona che hanno scelto, di non essere “la persona giusta”.

La famiglia come modello

Al contrario, conosco persone che accettano situazioni a mio parere insostenibili perché corrispondono al modello che hanno avuto durante l’infanzia: ad esempio se i genitori si parlavano a malapena, i figli accettano di avere un partner emotivamente assente in quanto lo reputano normale; se i genitori si tradivano, vivono questo aspetto come inevitabile in una coppia di lunga data. Chi poi non ha avuto un genitore è spesso disposto a scendere a molti più compromessi pur di sentirsi amato.

La via di mezzo

Insomma, come spesso accade, forse anche in quest’ambito la situazione migliore è quella che sta nel mezzo: una famiglia normale, con i suoi alti e bassi, con tanto amore e con una inevitabile dose di conflitti. Una famiglia in cui ciascuno ha il coraggio di esprimere le proprie emozioni nel rispetto di quelle altrui, e nella quale nessuno si sente obbligato a soffrire per non ferire gli altri. Una palestra di vita per tirare su figli che sapranno amare senza subire o sottomettersi, ma che sapranno anche accettare le imperfezioni dell’altro e degli altri, uscendo dalla trappola del perfezionismo.

Cosa ne pensi?

Che tipo di famiglia hai avuto? Che tipo di famiglia hai costruito? Hai osservato situazioni simili a quelle che descrivo?

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