Coltivare l’Empatia: un Esercizio Pratico

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Oggi voglio parlarti di un esercizio che ho sperimentato durante il protocollo MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction). Ai partecipanti viene chiesto di mettersi due a due. Il primo dovrà parlare per tre minuti, raccontando una situazione stressante che ha dovuto affrontare. Il secondo deve ascoltare in silenzio.

Quando l’istruttore ha spiegato l’esercizio ho pensato che sarebbe stata una tortura, per me, dover parlare per tre minuti. Sono una persona di poche parole, e sono molto più portata all’ascolto. Per questo sono stata sollevata quando ho saputo che avrei iniziato con il ruolo dell’ascoltatore.

Imparare ad ascoltare

Con mia grande sorpresa, ho avuto enormi difficoltà ad ascoltare in silenzio. Non potevo trattenermi dall’annuire o dissentire con la testa, e ho dovuto mordermi la lingua per non esclamare qualche «Eh già», «Ma dai!» o «Davvero?». La cosa più difficile è stata non tirar fuori una perla di saggezza quando la persona di fronte a me ha detto «Forse dovrei smettere di cercare di entrare in contatto con me stessa».

Durante la seconda fase si richiedeva alla persona che aveva ascoltato di riassumere all’altra ciò che aveva udito. Senza giudizi, senza interpretazioni, senza consigli o suggerimenti. Anche in questo caso non è stato facile tenere a freno la lingua.

Poi è stato il mio turno di parlare. Ho barato: per riempire i tre minuti ho ripetuto più volte la stessa storia. La mia interlocutrice rideva, trasgredendo la regola dell’ascolto neutro. Ha ripetuto a sua volta ciò che aveva sentito, poi siamo passati ad una terza fase dell’esercizio.

Ma è di queste prime due che vorrei parlare oggi. Spesso si parla dell’ascolto, e di come questo sia fondamentale nelle relazioni. Io stessa mi sono sempre considerata una buona ascoltatrice, ma dopo questo “esperimento” ho iniziato a fare attenzione al modo in cui ascoltavo, e mi sono accorta che, pur ascoltando l’altro, gli restituivo spesso un giudizio (sia esso positivo o negativo), oppure un consiglio, o ancora una mia esperienza simile. Per quanto tutto questo possa essere utile, un atteggiamento del genere trascina inevitabilmente il centro dell’attenzione dall’altro, che ha bisogno di essere ascoltato, verso di me (che, in teoria, mi ero riproposta di ascoltare).

Per quanto consigli, suggerimenti e “perle di saggezza” siano utili e siano una parte fondamentale della conversazione, credo che la prima fase dovrebbe sempre essere quella dell’ascolto empatico. E se non c’è motivo, fuori dal contesto di questo esercizio, di impedirsi di annuire con la testa o di puntuare la conversazione con qualche monosillabo, credo che sarebbe utile astenersi dal puntare i riflettori su se stessi e lasciare che l’altro si esprima senza essere interrotto.

Non è facile individuare questo comportamento. Prova a pensarci la prossima volta che ascolti qualcuno. Puoi anche tentare l’esperimento con un amico, ripromettendoti di ascoltare in maniera neutra e di restituire ciò che hai udito senza filtri personali.

Cosa ne pensi?

Che tipo di ascoltatore sei? Ti riconosci nel mio atteggiamento o sai ascoltare senza interferire? Oppure sei il tipo di persona che parla sempre, dimenticando di ascoltare? Hai provato l’esercizio? Con quali risultati?