Quando l’Orrore si Avvicina

Nizza

Spesso leggo, sui social network, polemiche inutili sul fatto che esistano morti “di serie A” e morti “di serie B”. Sul fatto che eravamo tutti Charlie (tranne chi, pur di distinguersi, già faceva polemica all’epoca) e Paris, e nessuno era Istanbul o i bambini siriani.

In genere non intervengo in questo genere di discussione perché nella mia vita non c’è spazio per la polemica.

All’indomani dei fatti di Nizza però vengono a galla, nella mia mente, alcune considerazioni che vorrei condividere.

Siamo umani

La nostra condizione umana ha in sé meravigliose opportunità ma anche alcune caratteristiche limitanti. Una di queste è che proviamo più empatia per ciò che ci tocca da vicino. Per ciò che ci ricorda un’esperienza vissuta, una persona cara, un luogo familiare.

Non esistono morti di serie A e di serie B, ma esistono fatti tragici che ci toccano di più, che ci scuotono nel profondo dell’anima.

Nizza

A Nizza, in quel tratto di Promenade, ho vissuto e lavorato per tre anni e mezzo. Vivevo al 111, all’incrocio di Magnan, proprio dove il camion ha invaso la corsia pedonale per falciare i passanti lungo due chilometri di passeggiata. Lavoravo al 101, pochi metri più in là, dove probabilmente, quella sera, c’erano persone affacciate alla finestra a guardare i fuochi. Decisione che ha salvato le loro vite ma che ha impresso l’orrore nei loro occhi per sempre.

Je suis Nice

Ebbene sì. L’attentato di Nizza mi scuote più di quelli di Parigi e di Istanbul; più delle bombe che cadono dal cielo sui civili in Siria. E non perché sono una persona cattiva. Perché sono umana. Perché Nizza è stata casa mia. Perché quei luoghi li vedo davanti a me, se chiudo gli occhi. Perché di fuochi del 14 luglio su quel tratto di Promenade ne ho guardati tanti. Uno anche con Leonardo di appena 12 giorni. Perché in questi fatti mi identifico senza bisogno di sforzarmi. Il film parte automaticamente nella mia testa. Perché quella sera avremmo potuto essere lì anche noi.

Non è che mi importi più dei nizzardi e dei turisti sulla Promenade che dei bambini siriani. No. Non è questo il punto. È che l’attentato di Nizza è per me una martellata sulla testa, mentre altri fatti sono sì, un insopportabile ronzio nelle mie orecchie, ma non mi colpiscono in modo così vivo e doloroso.

Non perche io sia una stronza.

Perché sono umana.

Chi vuol esser perfetto faccia pure, ma non pretendete la perfezione da chi sa di non poterla raggiungere.