Lo Sport nella Prevenzione e nella Cura del Cancro

La dottoressa Ranque-Garnier illustra i rischi della sedentarietà
La dottoressa Ranque-Garnier illustra i rischi della sedentarietà

L’importanza dellattività fisica non solo per la prevenzione ma anche per la cura delle malattie, e in particolare del cancro.

La scorsa settimana ho partecipato ad una conferenza sul tema «Sport e Salute», un evento riservato a medici, personale paramedico e professionisti dello sport.

La dottoressa Stéphanie Ranque-Garnier, medico sportivo e presidente dell’associazione CAMI Sport et Cancer (CAMI Sport e Cancro) a Marsiglia ha parlato dell’importanza dell’attività fisica non solo per la prevenzione ma anche per la cura delle malattie, e in particolare del cancro.

Sport e Salute

In fase di prevenzione, sappiamo già che l’attività fisica diminuisce il rischio di cancro (e di altre malattie croniche, in particolar modo quelle cardiovascolari e del sistema endocrino). Quello che – personalmente – non sapevo è che in caso di malattia, questa riduce gli effetti collaterali, migliorando la qualità della vita del paziente, e diminuisce i rischi di recidiva.

La dottoressa ha citato degli studi secondo i quali l’attività fisica riduce la mortalità del 50% in caso di cancro al seno, al colon e alla prostata. In caso di tumore al cervello, la speranza di vita si allunga di 7 mesi circa.

Ma vediamo come funziona. I primi sintomi del cancro sono stanchezza cronica e dolore. Anche dopo la guarigione, la stanchezza può perdurare per anni. La diagnosi è un forte shock e si associa spesso ad una fase di apatia, se non addirittura di kinesiofobia. Il paziente non ha voglia di muoversi e non riesce a riposare bene (per via del dolore e dello stress associato alla sua situazione clinica). Si crea un circolo vizioso di insonnia e stanchezza, che aumentano vertiginosamente il rischio di depressione.

Le miochine, prodotte dai muscoli durante l’attività fisica, alleviano la stanchezza cronica, il dolore e l’ansia. Non solo: aiutano a prevenire la depressione e migliorano la qualità del sonno. La tendenza viene quindi invertita.

 

Non più:

shock -> apatia / kinesiofobia -> ansia -> stanchezza cronica -> depressione

ma:

attività -> diminuzione dolore -> miglioramento di: umore/qualità sonno/benessere generale

Lo sport è, secondo la dottoressa Ranque-Garnier, l’unico trattamento valido della stanchezza in oncologia.

La cosa più difficile, per una persona che si scopre malata, è trovare la motivazione necessaria per iniziare a muoversi, quando il suo corpo e la sua mente vorrebbero tutt’altro.

Proprio per questo l’associazione CAMI Sport et Cancer promuove l’attività fisica negli ospedali, consigliando la pratica di uno sport a tutti i malati di cancro.

Se l’organismo del paziente può sopportare la chemio,

è perfettamente in grado di sopportare un’attività sportiva.

Sostiene la dottoressa Ranque-Garnier.

 

La regola delle tre «R»

Tale attività deve rispettare la regola delle tre «R».  Deve essere cioè:

  • Regolare
  • Ragionata
  • Ragionevole

La “dose” consigliata dall’ OMS è di 150 minuti a settimana divisi in due o tre sedute.

Secondo la CAMI, i pazienti oncologici che praticano attività fisica necessitano il 30% di antidolorifici e antidepressivi rispetto agli altri.

Durante il trattamento, i farmaci somministrati tendono a ridurre massa muscolare in favore di quella grassa. L’attività fisica permette di limitare questa tendenza.

 

La funzione sociale

Non va inoltre sottovalutata la funzione sociale dello sport in fase di terapia. I vantaggi, per la persona malata, sono numerosi:

    • Concentrare la mente su qualcos’altro
    • Incontrare altre persone nella propria situazione (mi riferisco, in questo caso, ai corsi organizzati dal CAMI)
    • Rinforzare il corpo e la mente per combattere al meglio la malattia

 

Il ruolo del medico

Secondo il dottor Alain Ferrero, che ha aperto la conferenza, è dovere del medico fornire ai pazienti questo genere di informazione e incoraggiarli, dati alla mano, a fare sport. Questo vale anche (e soprattutto) per pazienti sedentari che sono – tra l’altro – quelli che trarranno maggiori benefici dallo svolgimento di un’attività fisica in fase di terapia.

Il medico che omette di informare il paziente in tal senso, secondo il dottor Ferrero, non svolge correttamente il proprio lavoro, perché toglie al malato la possibilità di lottare in modo più efficace contro il tumore.

Olivier Guillaume racconta la sua esperienza
Olivier Guillaume racconta la sua esperienza

La testimonianza di un paziente

La conferenza si è conclusa con la testimonianza di Olivier Guillaume. 40 anni, papà di due bambini di 1 e 5 anni, una diagnosi: cancro alla gola.

Sedentario da sempre, tra la diagnosi e l’inizio del trattamento ho fatto una vera e propria preparazione sportiva. Sono arrivato all’appuntamento con la chemio in piena forma. È durata poco. Durante il trattamento non riuscivo a camminare per più di 100 metri. Ma la dottressa Ranque-Garnier è venuta a prendermi in camera, incoraggiandomi a partecipare alle attività sportive organizzate dall’ospedale*. Sembrava un controsenso: non appena mi muovevo, avevo male dappertutto. Eppure dopo la prima seduta mi sono sentito un po’ meglio. Durante quelle successive sentivo sempre meno la stanchezza e il dolore. Ero più stanco all’inizio che alla fine della seduta. Gli effetti positivi duravano 48-72 ore.

Una volta guarito, ho continuato a correre. Ora sto meglio, sia fisicamente che mentalmente. Qualcuno mi ha detto «Sei fortunato, hai avuto la forza di affrontare la malattia prendendola per le corna». Ma non è così. Non sono arrivato con quella forza mentale. È stato lo sport a darmela. 

Un anno dopo la fine del trattamento ho sfidato il mio medico ad una corsa di 10 chilometri. Hanno partecipato anche infermieri e altro personale dell’ospedale.

Da allora Guillaume ha corso anche la maratona di Parigi e si prepara per quella di New York nel 2016.

Una bella storia a lieto fine che, spero, invoglierà tutti (sani e meno sani) a muoversi un po’ di più!

 

*Il Centre Hospitalier Universitaire di Marsiglia