Vorrei Somigliare a… Maria Montessori #talktoyourdaughter

Maria Montessori

Questo post fa parte della serie #talktoyourdaughter, ideata per fornire alle nostre figlie modelli sani a cui ispirarsi. Per maggiori informazioni leggete qui.

Scommetto che da me non ve lo sareste mai aspettato, eh? 😉

In realtà questa scelta è meno ovvia di quanto sembri. Mi spiego: da quando ho scoperto il metodo Montessori ne sono rimasta assolutamente affascinata. Ciò che mi ha catturata è la sua semplicità, la sua immediatezza. Quando – da adulti – assistete ad una presentazione Montessori che vi permette di capire DAVVERO, in un minuto, un concetto imparato a memoria ai tempi della scuola e mai assimilato realmente, non potete che rimanere a bocca aperta e chiedervi perché mai non ve l’abbiano spiegato così fin dall’inizio.

L’estrema semplicità dell’approccio Montessori, però, non fa certo rima con “banalità”. Ci sono voluti anni di studi e di sperimentazioni per mettere a punto ogni materiale. Come quel grande artista che prese uno schizzo appena abbozzato e, in pochi tratti decisi, lo trasformò in un capolavoro.

«Come hai fatto? Ci hai messo solo due minuti!»

«Ci ho messo due minuti a farlo. Ma ho impiegato 25 anni per imparare come farlo»

Lo stesso vale per il lavoro della Montessori. Il risultato è di una semplicità disarmante. Ma per giungere a tanta semplicità c’è voluto un duro lavoro.

Detto questo, non sono mai stata una “fan” della Montessori in quanto persona. Non vivo nel mito di questa donna. Mi ispiro semplicemente al suo lavoro per migliorare e facilitare il mio.

Dovendo però cercare un modello solido e reale, una donna degna di essere imitata, non posso non pensare a lei.

Pare che non sia stata proprio la prima donna medico d’Italia (anche se si dice così per renderla ancora più “eccezionale” … come se ce ne fosse bisogno). È stata comunque una delle prime, in un’epoca durante la quale questa professione era riservata agli uomini. Per potersi iscrivere alla facoltà di medicina ha dovuto rivolgersi nientemeno che al Papa, chiedendogli il suo appoggio.

Si dice che fosse obbligata, per studiare i corpi umani, a recarsi all’università durante la notte. Non era infatti opportuno, per una signora, trovarsi davanti ad un corpo nudo in presenza di uomini. In ogni caso il suo percorso – in un ambiente esclusivamente maschile – non deve essere stato semplice. Con il suo esempio prima, con il suo impegno sociale poi, ha contribuito attivamente all’emancipazione delle donne, lottando per la parità di diritti.

Finita l’università, la Montessori ottenne un posto di assistente presso la clinica psichiatrica dell’Università di Roma, insieme a quello che fu allo stesso tempo il suo mentore e probabilmente il suo unico, grande amore. Abbandonata da quest’ultimo e costretta a vivere lontana dal loro figlio, continuò a dedicarsi ai bambini affetti da disturbi psichici. Dall’interazione con questi bambini e dallo studio dei lavori di due illustri colleghi (Itard e Séguin) nasce quello che verrà poi chiamato il Metodo Montessori.

Dopo aver ottenuto risultati sorprendenti con i suoi piccoli pazienti (che agli esami di quinta elementare ebbero risultati migliori di quelli dei bambini “normali”), ebbe l’idea di applicare il metodo anche ai bambini che non presentavano particolari difficoltà.

Nel 1907 inaugurò la prima Casa dei Bambini, una scuola dell’infanzia nella quale la Montessori applicava il suo «Metodo di pedagogia scientifica». Nel giro di poco tempo il metodo fece il giro del mondo, riscuotendo particolare successo negli Stati Uniti.

Durante il fascismo sia Mussolini che Hitler ordinarono la chiusura di tutte le scuole Montessori nei rispettivi Paesi.

Costretta ad abbandonare l’Italia, la Montessori viaggiò a lungo in giro per il mondo diffondendo il suo metodo per poi approdare in India, dove questo fu accolto con grande entusiasmo. La cosa non mi stupisce: studiando – nell’ambito della mia formazione per insegnanti di yoga – la tradizione induista, ho trovato moltissimi punti in comune con il pensiero montessoriano.

Ammiro questa donna per la sua determinazione, per il coraggio di portare avanti le sue scelte e per la capacità di cambiare le cose. Per la sua forza, che le ha permesso di andare avanti e di ricominciare, nonostante le difficoltà. Per la sua creatività nell’inventare materiali che facilitassero l’apprendimento e lo spirito d’iniziativa che l’ha spinta a crearli con le proprie mani. Per tutti questi motivi, vorrei assomigliarle.