Montessori: inizia l’ avventura

 

Nei giorni scorsi è iniziata la mia nuova avventura montessoriana. Per cominciare, una giornata di “full immersion” a scuola insieme ai miei figli.

Una giornata intensa, emozionante e faticosa. Una giornata meravigliosa. Vorrei precisare che non intendo qui descrivere il metodo o le scuole Montessori in generale ma quella che andrò ad integrare e che mi ha definitivamente conquistata, spazzando via i dubbi che mi restavano.

Il sistema delle fasce di età (3-6, 6-12, 12-15) contrapposto alle classi nelle quali si interagisce solo con i coetanei mi piaceva già nella teoria, ma viverlo è stato davvero emozionante. I tre ambienti (insomma, le tre “classi”) sono comunicanti. I bambini possono passare da uno all’altro, andare a salutare il fratello maggiore o la sorellina piccola, assistere alle attività degli altri (a condizione di non interferire) e sperimentare il materiale destinato ad altre fasce di età se sono pronti.

I bambini/ragazzi scelgono autonomamente le attività da svolgere e possono “lavorare” stando seduti, in piedi, sdraiati per terra, soli o insieme ad uno o più compagni.  Non sono seduti in silenzio ad ascoltare passivamente la lezione ma interagiscono e possono anche muoversi e chiacchierare tra di loro, a condizione di svolgere correttamente il compito prescelto.

Nella sala dei grandi c’è un pianoforte e chiunque può decidere di alzarsi ed andare a suonare. Chi sa farlo allieta gli altri. Chi non è capace può sperimentare o farsi insegnare dai compagni.

Le regole da rispettare sono tre:

  • Non si disturba chi sta lavorando
  • Niente violenza
  • Il materiale va rispettato e riposto dopo l’utilizzo

Si può stare sdraiati a terra, quindi, ma non bloccare il passaggio. Si può suonare il piano ma non strimpellare in modo sconclusionato.

In questo ambiente, Leonardo si è immediatamente illuminato. Ho visto la differenza nel giro di pochi minuti. E anche Gloria, che non aveva affatto voglia di cambiare di nuovo scuola, ha chiesto di poter cominciare subito.

Per quanto riguarda Chiara, ogni volta che saliamo in macchina mi chiede di andare “à la cocole” (la scuola).

Con qualche riserva per Gloria, che è molto legata agli amichetti della scuola attuale, ero sicura che i bambini sarebbero stati entusiasti. I miei dubbi riguardavano invece la mia competenza. Perché se è facile amare i propri figli, non è detto che si riesca ad essere altrettanto a proprio agio con quelli degli altri.

A rassicurarmi ci hanno pensato proprio loro, i bambini. Non solo quelli piccoli, con cui lavorerò, ma anche i più grandi, che mi hanno accolta calorosamente. Mi hanno tempestata di domande e, incuriositi nel sentirmi parlare in italiano con i miei figli, hanno espresso un grande interesse nei confronti della nostra lingua.

Mi hanno conquistata all’istante. Sono già entrati nel mio cuore. A pochi giorni di distanza non è raro che io mi sorprenda a pensare o a parlare di uno di loro.

All’ora di pranzo, quando ho annunciato a Leonardo che saremmo andati a casa per mangiare, lui ha insistito per poter restare.  Tutti i ragazzi si sono offerti di dargli una parte del proprio pasto per permettergli di rimanere. Un gesto spontaneo e generoso che mi ha toccata profondamente.

La disponibilità, generosità e la solidarietà tra bambini sono forse gli aspetti che mi hanno toccata maggiormente durante questa esperienza. E’ meraviglioso vedere come i piccoli si rivolgono ai più grandi con fiducia e come questi ultimi siano aperti e disponibili verso i compagni.

E’ fantastico vedere come, lasciati liberi di sperimentare, i bambini imparano più (e meglio) di quanto immagazzinerebbero (temporaneamente) nel silenzio, nell’immobilità e sotto la “minaccia” di un giudizio. Questo è vero e proprio child-led learning.

Non è vero che, come temono alcuni “i bambini fanno quello che vogliono”. Semplicemente non vengono forzati e vanno al proprio ritmo. Il bambino particolarmente dotato potrà accedere ai materiali di livello superiore. Quello un po’ più lento avrà la possibilità di lavorare maggiormente sulle competenze non ancora acquisite.

E non è vero neanche, come credevo io stessa, che nella scuola Montessori non ci sia spazio per la creatività. Se è vero che i materiali possono essere utilizzati unicamente allo scopo previsto, esistono spazi appositamente dedicati alla creatività. In qualsiasi momento il bambino può decidere di alzarsi e andare a fare un disegno, a dipingere, a suonare.

Sono consapevole del fatto che si tratta di una scuola d’élite (io stessa non potrei permetterla se non ci lavorassi) e che non sono accessibili a tutti. Spero però di potervi aiutare, con le mie testimonianze, a godere dei vantaggi di questo sistema anche nelle vostre case, insieme ai vostri bambini. Non si tratta di “seguire un metodo” anziché affidarsi al proprio istinto o al proprio buon senso, ma di ispirarsi al lavoro di persone che si dedicano ai bambini con passione, e da cui abbiamo molto da imparare (parlo della Montessori ma anche degli educatori validi con i quali abbiamo a che fare ogni giorno).

Perché, come ho già scritto in precedenza, la scuola è senz’altro molto importante ma l’educazione dei nostri figli, alla fine, la facciamo noi.