Ringraziare… Senza Se e Senza Ma

Come sapete quando si parla di feste in casa nostra non ci sono frontiere. Da qualche anno abbiamo spudoratamente adottato, rielaborandola a nostro piacimento, la festa del Ringraziamento. Lo scorso anno abbiamo inventato i Libri del Ringraziamento, che saranno realizzati oggi nella loro seconda edizione.

Se i bambini non hanno difficoltà ad esprimere la loro gratitudine, oggi io vorrei riflettere sul modo in cui noi genitori li incoraggiamo in tal senso, prendendo spunto dal libro “Amarli Senza Se e Senza Ma“.

L’autore, Alfie Kohn, sottolinea come le punizioni spingano il bambino ad agire esclusivamente in base al proprio interesse personale:

I bambini imparano che il motivo per cui non si deve recare dolore a nessuno è perché, se scoperti, verrà inflitta loro una sofferenza. […] Si tratta di una strategia che non sostiene affatto la preoccupazione per l’altro, ma solo il proprio tornaconto.

Scontato, vero? Ma ci avevate pensato?

Invece di farlo concentrare sulla nostra disapprovazione, invitiamo nostro figlio a pensare qua quale effetto [la sua azione] possa avere sulla persona offesa.

Può essere utile (e formativo) chiedere al bambino di pensare ad un modo per alleviare la sofferenza inflitta.

Ancora più sconvolgentemente ovvia, almeno per me, l’applicazione di questo principio al ringraziamento.

Quando incalziamo i nostri figli con un: Come si dice? Otteniamo un freddo quanto automatico Grazie, completamente vuoto e privo di significato. Stiamo forse trasmettendo ai nostri figli un sentimento di gratitudine? No. Stiamo solo rassicurando l’altra persona (probabilmente un altro adulto) del fatto che abbiamo svolto correttamente il nostro compito di genitori, insegnando ai bambini a dire Grazie.

Che fare allora? L’autore ci suggerisce di spiegare ai nostri figli che è bello dire grazie perché questa semplice parolina fa piacere alla persona a cui è rivolta.

Non dite grazie perché altrimenti si teme di farmi saltare i nervi se non lo si fa; questa è una ragione orrenda. Non ditelo perché è una cortesia: questa non è neppure una ragione. Ditelo per l’effetto che provoca nella persona che state ringraziando.

Oggi vi propongo quindi essere d’esempio per i vostri figli. Vi chiedo di pensare a tutte le cose per cui siete riconoscenti. Non solo. Vi incoraggio a dire Grazie alle persone verso le quali provate riconoscenza. Una semplice parola che può illuminare un’intera giornata.